La produzione di cibo è responsabile, a livello globale, di oltre 17 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. Di questi, il 57% deriva dalla produzione di alimenti di origine animale, il 29% da cibi vegetali.
Maggior impatto ambientale si ha per gli allevamenti bovini e le coltivazioni di riso, mentre a livello geografico le aree dove si producono più emissioni di CO2 sono Sud America e Sudest asiatico. Maglia nera per Cina, Brasile, Stati Uniti e India nella produzione di alimenti di origine animale, mentre i risultati peggiori nella produzione vegetale sono in Cina, India e Indonesia.
I numeri sono stati pubblicati sulla rivista Nature Food da un gruppo internazionale di esperti condotto dall’Università dell’Illinois con anche la presenza italiana della divisione Statistica della FAO di Roma.
“Sebbene la CO2 sia molto importante, il metano generato dalle coltivazioni di riso e dagli animali e il protossido di azoto derivante dai fertilizzanti sono rispettivamente 34 e 298 volte più potenti nel trattenere calore in atmosfera”, spiega il primo autore dello studio, Xiaoming Xu.
Si tratta infatti del primo studio che tiene in considerazione le emissioni “nette” di anidride carbonica, metano e protossido di azoto prodotte dalla produzione alimentare.
I dati, raccolti in oltre 200 Paesi nel mondo nel 2010, hanno permesso di costruire un database che permette di stimare l’impatto ambientale di ogni attività alimentare.