I pasti degli animali domestici sono sempre più simili a quelli dei loro padroni.
Dimostrazione più plastica non poteva esserci: pochi mesi fa Phaidon, editore internazionale di libri gioiello su architettura, arte, design e cucina, ha pubblicato “Feed Me – 50 Home Cooked Meals For Your Dog”.
Il volume mantiene ciò che promette: cinquanta ricette di “cucina casalinga” dedicate agli amici pelosi suddivisi per peso, taglia, abitudini. Ci sono anche quelle per gli animali malati e tutto un corredo di informazioni nutrizionali.
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Se state pensando –ma dove siamo arrivati, adesso ti devi mettere a cucinare per il cane, è proprio un’assurdità– fatevi un giro nelle corsie di un supermercato. Le sovrapposizioni tra le due categorie –cibo per umani e cibo per animali– possono essere sorprendenti.
No OGM, senza glutine, senza cereali, senza conservanti, senza zucchero, senza grassi, per vegetariani (sì, esistono cani vegetariani).
Allo stesso modo, se per gli umani sono alla moda curcuma, melograno, zucca, mirtilli o avocado, anche i cani si ritrovano l’adeguamento nelle loro pappe.
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Senza bisogno di leggere il libro di Phaidon, basta navigare in uno qualunque dei numerosi siti di cibo per cani, e notare come il cibo in scatola abbia cambiato contenuto e aspetto.
Fino a qualche decennio fa, per esempio, gli ingredienti erano basici e la confezione ispirata ai manga, i cartoni animati giapponesi, ora invece hanno un aspetto più sobrio, in linea con il packaging del cibo per umani.
L’idea è non tradire l’immagine di prodotto serio e nutriente.
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Se vi siete accorti che dalla sindrome del cibo pet umanizzato sono stati colpiti anche i vostri amici, passati da essere intolleranti a cani e gatti (degli altri) a ospitare un animale in casa, nutrendolo come farebbero come un figlio, non sapete cosa sta succedendo negli Stati Uniti.
Dove, come racconta l’Atlantic, la spesa in alimenti per animali domestici è passata da 18 miliardi di dollari nel 2009, a 30 miliardi nel 2017.
[Crediti | The Atlantic]