Il caso di influenza aviaria che preoccupa gli scienziati di tutto il mondo, spiegato bene

L'H5N1 sta rapidamente mutando. Fra salti di specie e capacità acquisite, gli allarmi suonano – ma solo per gli scienziati.

Il caso di influenza aviaria che preoccupa gli scienziati di tutto il mondo, spiegato bene

Avete presente quella storiella della rana nella pentola che bolle? Ecco, anche se non regge troppo a livello scientifico ed etologico, la metafora calza alla perfezione per il comportamento che l’Homo sapiens tende a mantenere di fronte alla prossima, inevitabile pandemia. Con la differenza ingiustificabile del grande precedente appena vissuto, e il Covid non è stato esattamente una passeggiata. Lo dimostra il caso del ragazzo canadese infettato dall’aviaria, virus influenzale di origine animale che sta rapidamente mutando. Il campanello d’allarme però sembra trillare soltanto per gli scienziati, mentre il resto di noi, come al solito, se la canta e se la suona – e soprattutto se la racconta, con il solito rassicurante va tutto bene.

Come sta mutando l’H5N1

influenza-aviaria

Il virus dell’influenza aviaria è normalmente endemico in molte popolazioni di uccelli, trovando terreno fertile specialmente tra alcune specie selvatiche e domestiche, soprattutto quando si tratta di esemplari ad alta densità. Per questo l’H5N1 si incuba così bene negli allevamenti intensivi, e ricordiamo che il pollo è l’animale più mangiato (e allevato, e ucciso) della Terra. Da questa larga proliferazione è evidente che il virus possa facilmente passare ai mammiferi, in particolare a quelli esposti alle pratiche di allevamento.

I bovini sono particolarmente esposti, e con loro gli addetti al settore lattiero caseario. La riprova sta nei numerosi casi rilevati negli Stati Uniti, ben 53 solo nell’anno appena trascorso. È proprio il salto di specie, ossia la capacità del virus di mutare e adattarsi ad altri organismi ospiti, a preoccupare la comunità scientifica. Ne davamo notizia lo scorso anno, con protagonisti dei visoni in Spagna. Finora però né governi, né consumatori sembrano particolarmente allarmati o anche solo interessati alle red flags che stanno spuntando sempre più frequenti intorno al globo.

La preoccupazione crescente del mondo scientifico

Influenza aviaria, polli

Tranne, dicevamo, gli scienziati. Specialmente a seguito del caso dell’adolescente canadese infettato, un ragazzo qualsiasi che probabilmente un allevamento intensivo non sa neanche com’è fatto. Lo sottolineiamo perché non sembrano esserci collegamenti né contatti diretti tra paziente e animale malato. Come è stato possibile? La risposta sta al microscopio, ed è ancora piuttosto ambigua.

Il ceppo virale è in tutto e per tutto simile a quelli dell’H5N1, e fin lì ci siamo. Quello che ha infettato il ragazzo è un misto tra il “classico” virus aviario e alcune sue possibili mutazioni. Due di queste potrebbero facilitare l’infezione verso gli umani, e una terza renderebbe più semplice la replica del virus all’interno delle nostre cellule. Dalla sequenza estratta dal paziente emerge che il virus contiene alcune di queste mutazioni, mentre altre sono assenti. Di certo c’è che è in corso un’evoluzione, e questa è una notizia.

La buona sta nel decorso della malattia. Il ragazzo aveva inizialmente contratto un’infezione agli occhi che poi si è estesa ai polmoni. Ciò significa che la forma iniziale del virus non aveva ancora subito mutazione, e dunque la capacità di circolare facilmente da persona a persona (difatti test non hanno riscontrato casi positivi in nessuno dei contatti prossimi). Un virus che si adatta a cellule umane non è lo stesso di un virus epidemico o pandemico. Ma l’avvertimento è chiaro, al neon, con tanto di sirena: l’H5N1 ha la capacità di mutare facilmente e non è facile prevedere, o ancora meglio contenere, la sua prossima mossa. Per ora a tenere gli occhi aperti ci pensano gli scienziati, e ci auguriamo che bastino.