Ieri mi imbatto in un evidente caso di serendipity, che è quel fenomeno per cui trovi una cosa mentre ne cercavi un’altra.
Nel caso specifico entrò in un “Caffè” di un quartiere sconosciuto in cerca di un espresso, ma una volta varcata la soglia scopro che è una torrefazione: ha dunque chicchi quanti ne voglio ma non la macchina per trasformarli in bevanda.
Sto per uscire quando ricordo che a casa abbiamo finito, appunto, il caffè. Dunque invece che scappare mi avvicino al banco e faccio outing: è vero, sono entrato per cercare un espresso ma già che ci sono mi compro il macinato per casa.
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Non frequento molto le torrefazioni. Di solito compro il caffè sottovuoto al supermercato, anche piuttosto distrattamente. Invece trovarmi davanti una commessa competente e dedicata mi è piaciuto assai: senza tante menate, senza raccontarmi la rava e la fava, mi ha presentato in un minuto le loro miscele principali e le loro caratteristiche.
Ho scelto.
Ha scaricato due etti e mezzo di chicchi dalla tramoggia, li ha macinati sprigionando un aroma meraviglioso, me li ha messi in un sacchettino con sopra un adesivo che ricordava le caratteristiche della miscela e ho pagato 3,85 euro.
Finita lì.
Stamattina mi son fatto il caffè ed era migliore del solito. O almeno così mi è parso.
Ci sono tanti piccoli gesti alimentari che possono migliorare la nostra vita, gastronomicamente ma non solo. Ho impiegato poco più tempo e lo stesso denaro che consumo nella grande distribuzione, ci ho guadagnato un prodotto migliore –anche solo per il profumo che ha invaso l’automobile appena dopo l’acquisto–, un poco di informazioni e tre minuti in compagnia di una persona piacevole.
Se il motto non fosse appannaggio di una multinazionale, mi verrebbe da commentare: what else?