Il Brasile si è deciso a contrastare la piaga degli allevamenti illegali in Amazzonia. Per questo motivo ha organizzato la più grande operazione di sempre per prelevare e spostare migliaia e migliaia di mucche detenute da allevatori in maniera illegale, allevatori che si sono accaparrati i territori indigeni della foresta dell’Amazzonia.
Il Brasile contro gli allevamenti illegali di mucche
Il governo brasiliano ha messo in campo una vera e propria task force. Si parla di tre elicotteri, una dozzina di veicoli e gruppi armati di poliziotti e ranger ambientali come scorta. La task force sta letteralmente scovando gli allevamenti clandestini, procedendo poi a prelevare i bovini e a trasportarli altrove.
Ovviamente le bande criminali che si celano dietro questi allevamenti non sono certo state a guardare. Hanno appiccato incendi per cercare di bloccare i veicoli, distruggendo ponti e minacciando gli automobilisti.
L’operazione è stata chiamata “Eraha Tapiro” che, nella lingua degli indigeni assurini, vuol dire “Rimozione del bue”. Lo scopo di tutto ciò è ridare allo stato il controllo sul territorio indigeno Ituna-Itata, una zona che ha subito una pesantissima deforestazione durante la precedente presidenza di Jair Bolsonaro.
A inizio anno, però, c’è stato un cambio di potere ai vertici con l’ascesa del presidente di sinistra Luiz Inacio Lula da Silva, il quale ha promesso di stoppare la criminalità ambientale, fermando l’espansione agricola e puntando all’obiettivo zero deforestazione entro il 2030.
In tale ottica, ecco che Marina Silva, ministro dell’Ambiente, ha organizzato una serie di operazioni per scacciare i minatori e gli allevatori illegali dai territori indigeni e dalle terre pubbliche sotto la protezione dello Stato.
Al comando dell’operazione c’è Givanildo Lima, un agente dell’Ibama, la principale agenzia governativa che si occupa della protezione ambientale. Lima ha spiegato che la deforestazione di Ituna-Iata è stata pianificata ed eseguita da una banda criminale che aveva un grande potere politico.
Nell’operazione di prelievo e trasferimento dei bovini, ecco che sono state coinvolte diverse agenzie federali, fra cui l’Ibama stessa, ma anche la polizia federale, la polizia stradale, l’agenzia per gli affari indigeni e l’Istituto Chico Mendes per la conservazione della biodiversità.
Nel 2011 il governo aveva delimitato formalmente il territorio indigeno Ituna-Itata, sede di una comunità isolata, gli Igarapé Ipiacava. Da lì era nato il divieto di accesso all’area per i non indigeni.
Solo che i grileiros, cioè coloro che si appropriano delle terre locali in maniera illegale, avevano iniziato a invadere la zona bruciando la foresta e riempiendola di bovini.
La prima fattoria ad essere interessata dall’operazione era la Rocha, di proprietà di Danilo José Barros Rocha, proprietario di diverse case a Marabà e Altamira. In teoria secondo i registri Rocha aveva solamente 70 capi bovini, ma giunti sul posto gli ispettori hanno trovato 400 bovini in un’area di 800 ettari, di cui 330 erano ettari deforestati.
L’anno scorso era stato ordinato a Rocha di spostare il bestiame, ma l’uomo ha fato orecchie da mercante, ignorando la richiesta. Così adesso la mandria verrà prelevata e spostata. Inoltre dovrà pagare una multa di 80mila sterline.
Intanto l’operazione procede. E mentre ci chiediamo dove verranno spostati e alloggiati tutti questi bovini, ecco che Lima ha ribadito come la principale causa della deforestazione di questa regione sia il bestiame. Dunque, catturando le mandrie e provocando perdite finanziarie agli allevatori illegali, ecco che si risolverà il problema.