La vicenda dovrebbe ormai uscirvi dalle orecchie, ma per il bene di chi si era seduto in fondo vi facciamo ancora un piccolo riepilogo: la scorsa primavera Bud Light fece la scellerata (col senno di poi…) decisione di avviare una campagna marketing in collaborazione con l’attivista transgender Dylan Mulvaney. Le conseguenze furono immediate e disastrose: un crollo in borsa, boicottaggio su larga scala, smacchi e figuracce a non finire, addirittura la nascita di nuovi competitor che hanno impostato il proprio prodotto su di uno spettro ideologico del tutto opposto e raccolto enorme successo. Un gran bel pasticcio, insomma.
Il Bud Light gate continua: gli Americani la rifiutano anche se gratis
C’è chi additerà i responsabili del boicottaggio come bifolchi, bigotti e chissà che altro; ma a onore del vero è bene riconoscere che la Bud Light è, storicamente, stata una delle birre in lattina più bevute degli Stati Uniti (occupando di fatto il primo posto del podio fino alla campagna marketing in questione) rappresentando, nel bene e nel male, l’americano medio. A sto punto, quindi, la domanda sorge spontanea: è possibile avere una lettura così grossolanamente errata del proprio target di riferimento? Ci asteniamo da un giudizio sulla reazione o sul boicottaggio in sé, che di fatto si commenta da solo, ma come può capitare di incappare in un abbaglio del genere?
Ma torniamo ai giorni nostri – il quattro di luglio si avvicina, festività che comprensibilmente per Bud Light – così come per centinaia di altri marchi – rappresenta un importantissimo appuntamento. Ebbene, per cercare di tornare a occupare una posizione di rilievo nel cuore dei suoi ex clienti, la società ha deciso di offrire uno sconto di quindici dollari sull’acquisto di una confezione da quindici. Il che significa, se la matematica non è un’opinione, che nei punti vendita in cui tale confezione è disponibile a un prezzo inferiore ai quindici dollari la birra sarebbe gratis.
La stessa promozione è stata poi ripresa da Anheuser-Busch – la società madre di Bud Light, tanto per intenderci – ed estesa anche al fine settimana del Memorial Day, tutto nel disperato (come altro lo definireste? Stiamo parlando di un prodotto che, secondo la più banale delle regole del mercato, dovrebbe generare un profitto e che invece viene praticamente regalato) tentativo di ritornare agli antichi fasti.
Resteremo sintonizzati per altri aggiornamenti, non c’è dubbio. Se la storia, nel frattempo, può insegnarci qualcosa; è che verso maggio Bud Light aveva già provato un esperimento del genere, offrendo la propria birra gratis a un concerto. Il risultato? Nessuno l’ha voluta bere.