Campari ha presentato i conti del 2024, segnando di fatto il debutto di Simon Hunt come nuovo CEO del gruppo. Numeri che riflettono il periodo di transizione che ha visto diversi avvicendamenti al vertice, ma che lasciano trasparire ottimismo sull’efficacia delle scelte di Hunt. Scelte che, va detto, lasciano intendere un approccio “lacrime e sangue”, con un taglio del 10% della forza lavoro già in programma, e senza certezza che si tratterà dell’unico.
Il 2024 di Campari
Campari ha chiuso il 2024 con ricavi netti di 3,07 miliardi di euro, con un incremento del 5,2% per il quale il gruppo deve ringraziare Courvoisier, maison di cognac acquistata nel 2023, ma con un calo del 39% dell’utile netto del gruppo, a quota 202 milioni.
Sostanzialmente invariato il dividendo dei soci che si è attestato su 0,065 per azione, nonostante un indebitamento finanziario in aumento di 523 milioni rispetto all’anno precedente ma giustificato “per le acquisizioni e gli investimenti straordinari, parzialmente compensati da una generazione di cassa solida”.
Sul futuro del gruppo aleggia sempre l’incertezza sulle scelte dell’amministrazione Trump: “il potenziale impatto in dodici mesi dei dazi al 25% sulle importazioni dal Messico, dal Canada e dall’Europa verso gli Stati Uniti, non incluso nella guidance sopra indicata, è stimato in circa 90-100 milioni prima di potenziali azioni di mitigazione, attualmente in fase di valutazione”, ha spiegato Hunt.
Il CEO sottolinea come Campari abbia “conseguito nuovamente risultati positivi e una sovra performance rispetto ai nel 2024, un anno sfidante, in quanto segnato dagli effetti della volatilità macroeconomica e geopolitica”.
Le previsioni per quest’anno non sono comunque entusiasmanti, e anche il 2025 sarà da considerare a tutti gli effetti un anno di transizione, con una “crescita delle vendite ancora moderata e con un miglioramento del trend nella seconda metà dell’anno”.