L’inflazione proietta una lunga ombra sul nostro caro e vecchio Stivale. Le più recenti rilevazioni redatte dall’Eurostat, aggiornate al 2022, presentano un quadro quanto mai preoccupante per quanto concerne l’Italia: aumenta il prezzo della vita, aumenta il prezzo del cibo, aumentano luce e gas, aumentano i poveri. Chiaro, presentato così, in toni sommari e francamente imprecisi, pare più aria fritta che un discorso con capo e coda: è bene notare, dunque, che ai fini dell’istituto di statistica europeo sono considerati “poveri” quei cittadini che non possono permettersi un pasto completo (ossia, di nuovo per intenderci, contenente carne, pesce o un equivalente vegetariano) ogni due giorni. In Italia, stando a questa definizione, il 15% della popolazione è povera.
Povertà e pasti completi: l’Italia paragonata al resto dell’Europa
Difficile contestare i numeri, aridi ma esatti per natura – la sentenza, per quanto severa, pare giusta. Se il termine “poveri” o “povertà” vi spaventa, o vi spinge a imbracciare la tastiera per spiegare che no, questo non è un indicatore attendibile di povertà, che va tutto bene; allora vi decliniamo la questione in un modo più appetibile – in Italia quindici persone su cento non possono permettersi un pasto completo ogni due giorni.
Il bruciore dei dati si fa ancora più intenso quando vengono paragonati alla media europea: la condizione di “povertà” riguarda l’8,3%, un poco più della metà rispetto al Bel Paese. È bene notare, stando alle segnalazioni dell’Eurostat, che la percentuale appena riportata è di fatto in crescita di un intero punto percentuale rispetto all’anno precedente e che, considerando le persone a rischio di povertà, nel 2022 la quota a livello Ue è stata del 19,7%, 2,2 punti percentuali in più rispetto al 2021 (17,5%).
In questo contesto i picchi più alti si registrano in Bulgaria (44,6%), seguita da Romania (43%) e Slovacchia (40,5%); mentre le quote più basse riguardano Irlanda (5%), Lussemburgo (5,1%) e Cipro (5,6%). L’Italia, nel caso in cui foste curiosi, è di poco timida della top 10 – 13esimo posto complessivo.
Nel redigere il proprio rapporto l’Eurostat ha per di più tenuto conto della capacità di affrontare spese impreviste, il potersi permettere una settimana di ferie all’anno, o ancora fare fronte agli arretrati di pagamento (su rate del mutuo o dell’affitto, bollette, rate di acquisto rateale o altri pagamenti di prestiti). I pasti, insomma, sono poco più di un tassello di un mosaico più complesso; che comprende numerose varianti tra cui la la capacità di mantenere la casa in modo adeguato, avere a disposizione un’auto/furgone per uso personale, l’accesso a Internet, poter sostituire i vestiti logori, avere due paia di scarpe della misura giusta (compreso un paio di scarpe per tutte le stagioni) e la possibilità di spendere una piccola somma di denaro ogni settimana per se stessi.