Igles Corelli critica MasterChef sui social

Nessuno vuole più fare il cuoco, e la colpa è anche e soprattutto di MasterChef. Questa, con le dovute proporzioni, è la tesi di Igles Corelli: ma che significa?

Igles Corelli critica MasterChef sui social

Sotto la luce dei riflettori tutto scintilla come oro – sudore compreso. E a stare ai fornelli, lo possiamo garantire, se ne producono ettolitri; non sempre con piacere. A Igles Corelli sono sufficienti una manciata di parole per attaccare MasterChef: “MasterChef sta rovinando i giovani. Troppo terrorismo”.

Il palcoscenico scelto dal nostro è la vetrina dei social, e i commenti sono arrivati celeri come mosche attirate dal miele. C’è chi si dice d’accordo a prescindere, e chi – altrettanto a prescindere – scuote la testa, convinto di trovarsi a che fare con un caso più o meno velato di “eh, ma ai miei tempi…”. Ma che intendeva dire, precisamente, Corelli?

Il cuoco in tivù e quello in cucina

MasterChef

Tra i commenti qualcuno ha inforcato la strada giusta. “Masterchef è reale quanto un cartone animato”, ha scritto un utente. “Lo seguiamo per farci due risate”. Corelli si dice d’accordo: “Vero, un format top. Ma nessuno farà più il cuoco“. I colleghi de La Repubblica l’hanno contattato per un intervento più approfondito, e lui non ha deluso le attese.

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Sono principalmente due i punti della sua tesi, affini tra loro ma comunque ben distinti. Numero uno: la figura del cuoco che emerge dagli spazi della MasterClass (o dalle esterne, che dir si voglia) non è rappresentativa di quello che oggi è il mondo reale della ristorazione.

“Vedere giudici che lanciano piatti, sono nervosi o trattano male i concorrenti, non è una immagine positiva” spiega Corelli a La Repubblica. “Lo chef deve essere una figura tranquilla e mettere a proprio agio i ragazzi che lavorano con lui”. D’altro canto, si capisce, lo spettacolo ha bisogno di un poco di pepe per funzionare: ma perpetrare il mito dello chef come facinoroso esaurito non aiuta certo a risollevare le iscrizioni agli istituti alberghieri.

Punto numero due: non c’è più gente che voglia fare il mestiere del cuoco, e la colpa – secondo il nostro – è anche di MasterChef. Di certo colpisce che i vincitori delle ultime due edizioni, Eleonora Riso ed Edoardo Franco, hanno entrambi scelto percorsi decisamente diversi da quello che potremmo definire “più tradizionale”. La prima ha adocchiato l’idea di un circolo Arci, l’altro ha provato la strada del food content creator.

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Ma torniamo a noi. Quel che Corelli lamenta è la mistificazione della realtà innescata dalla macchina MasterChef. “Bisogna essere trasparenti con il pubblico e dire che ciò che viene rappresentato nel programma è legato a un format televisivo, ma il mestiere è un’altra cosa”. Eppure, come abbiamo visto, gli ultimi due vincitori sono sembrati piuttosto con i piedi a terra: “Da quel programma non escono cuochi”, aveva spiegato a tal proposito Edoardo. La strada proposta da Corelli, però, è ancora diversa.

Badate bene: sempre di narrazione si tratta (e di nuovo: ricordiamo che MasterChef rimane un programma di intrattenimento, e fallirebbe il suo scopo – intrattenere, per l’appunto – senza un poco di spettacolo), ma più genuina. “Oggi fare il cuoco non deve più essere visto come un mestiere usurante o nevrotico” spiega Corelli. “Io ho passato la mia giovinezza in cucina, ma non è giusto. Bisogna avere il tempo anche per la vita privata. Purtroppo, però, viene mostrata un’immagine distorta del nostro lavoro”. Il risultato di un racconto del genere? “Non c’è più gente che vuole fare questo mestiere”.