Ad arginare la marea dell’automatizzazione nel mondo della viticoltura ci sono almeno tre elementi – uno più banalmente pratico, che d’altronde la cosiddetta vendemmia meccanica, per quanto efficiente e per certi versi vantaggiosa, non permette la stessa precisa sensibilità di quella manuale e talvolta, in alcuni casi, diventa impraticabile a causa della morfologia del terreno; uno ancora più stringente, comandato dagli stessi disciplinare di produzione che impongono la vendemmia manuale; e uno più atavico, più appiccicoso, che si traduce in quella convinzione a volte testarda e spesso orgogliosa secondo cui ciò che si è sempre fatto con le mani deve conservarsi alla stessa maniera. Moët & Chandon, celeberrima maison di Champagne, pare voglia liberarsi da questi vincoli, e aprire con decisione la strada ai robot nei propri vigneti.
Missione ambiziosa, non c’è dubbio: a muoverla c’è una collaborazione con Yanmar, società specializzata nella creazione di soluzioni tecnologiche per la viticoltura, formata nell’ormai lontano 2019 con la formulazione di un “concetto di macchina autonoma” e solo nelle ultime ore culminata nella creazione del robot YV01, un irroratore per vigneto a guida autonoma guidato dal GPS Real Time Kinematic (RTK) in grado di operare su pendenze fino a 45 gradi.
Moët & Chandon e il fascino per i robot: cronologia di un’innovazione
L’avventura di Moët & Chandon in questo particolare mondo, dicevamo, ha avuto inizio nel 2019 con la prima collaborazione con Yanmar. L’esigenza della maison, stando a quanto lasciato trapelare, era quella di realizzare una macchina in grado di operare su terreni e appezzamenti contraddistinti da pendenze particolarmente ripide e, pertanto, pericolose se affrontate dai trattori tradizionali.
Il primo prototipo vide la luce dei vigneti quasi due anni più tardi, nel 2021; con i primi test che furono di fatto effettuati in appezzamenti appartenenti al Comité Champagne così da assicurarsi che l’operato del robot potesse effettivamente soddisfare e rispettare le specifiche della denominazione. Test che, come avrete potuto intuire, sono stati un successo.
Ottenuto il pollice in su da parte delle autorità, Moët & Chandon ha potuto inaugurare i propri esperimenti nei propri vigneti, scegliendo – come accennato qualche riga fa – di impiegare il robot in alcuni dei suoi appezzamenti più impegnativi da un punto di visto della morfologia territoriale. Anche in questo caso i risultati sono stati ottimi.
L’impiego dei robot in questione, è bene notarlo, ha il doppio beneficio di risparmiare agli operatori di affrontare tali pendii a bordo di trattori, riducendo il rischio di infortuni anche potenzialmente mortali (una piaga, questa, che a oggi tristemente contraddistingue l’agricoltura nostrana) e allo stesso tempo evitando agli stessi di rimanere esposti ai prodotti irrorati sui vigneti.
I robot sono alimentati a benzina ed energia elettrica, si muovono a una velocità di quattro chilometri orari e hanno un prezzo di circa 150 mila euro l’uno: la prossima mossa, a quanto pare, sarà quella di puntare su di una espansione rapida negli Stati Uniti, già identificati come mercato maturo e fertile per questo genere di tecnologie.