Che i Tedeschi si stiano gradualmente ma costantemente allontanando dalla carne è una notizia che dovrebbe ormai essere ben nota a chi si occupa di cronaca gastronomica: i dati ufficiali, redatti dalle autorità di settore, indicano che per la Germania il 2022 è stato l’anno con il consumo pro capite di carne più basso dall’inizio delle registrazioni (1989), chiaro sintomo di un cambiamento su larga scala che potrebbe tradursi in una migrazione di massa verso prodotti alternativi alla carne tradizionale. Una tesi, quest’ultima, che trova ulteriore conferma in uno studio ancora più recente: nel contesto europeo i Tedeschi sono quelli che più apprezzano le alternative a base vegetale, con la Germania che vanta il fatturato più elevato e il maggior potenziale di mercato per questi particolari prodotti.
Rivoluzione vegetale in Germania?
Lo studio in questione, redatto dall’Università di Hohenheim a Stoccarda e poi pubblicato sulla rivista scientifica Sciencedirect, ha preso in esame i consumatori di sei Paesi europei – Danimarca, Francia, Germania, Italia, Polonia e Spagna: una selezione pensata per rappresentare almeno un Paese dell’Europa del Nord, del Sud, dell’Est e dell’Ovest – e portato a galla interessanti differenze culturali, che potrebbero facilitare od ostacolare la penetrazione dei prodotti a base vegetale nel mercato interno; e punti in comune che potrebbero essere utili agli stessi produttori.
Qualche esempio interessante: in Polonia i prodotti lattiero caseari sono tradizionalmente considerati sani, e il loro consumo è associato a un’idea di salubrità. Vien da sé, dunque, che le alternative a base vegetale abbiano incontrato una certa resistenza: è importante notare, per di più, che i consumatori polacchi hanno spesso criticato il gusto di questi particolari prodotti, definendo l’esperienza gustativa troppo dolce o troppo grassa.
Discorso analogo per i consumatori francesi, e ancora per quelli spagnoli e italiani; dove le preoccupazioni riguardanti il gusto intaccano notevolmente la reputazione dei prodotti a base vegetale. Non aiuta poi, nel caso del nostro caro e vecchio Stivale, un disegno politico che pare progettato per mettere i bastoni tra le ruote a queste produzioni: pensiamo alla proposta della Lega di multare i prodotti che usano nomi “da carne” come bistecca di tofu e simili.
Come anticipato in apertura sono i Ttedeschi a dominare la classifica, forti di – secondo la lettura dei ricercatori – un atteggiamento particolarmente critico nei confronti del benessere degli animali. “Le norme sociali e le tradizioni culturali influenzano meno i tedeschi in questo senso rispetto agli abitanti degli altri Paesi”, ha spiegato Beate Gebhardt, responsabile dell’AK BEST dell’Università di Hohenheim.
Altra caratteristica importante, che pone la Germania sul podio, è la fertilità del “sottobosco” produttivo: “Il forte potere innovativo in questo campo si riflette in molte piccole start-up”, ha continuato Beate. “Per esempio, tra tutti i Paesi studiati, la Germania è quello che ha il maggior numero di nuovi prodotti in arrivo sul mercato in questo campo”.