Prima ha incontrato le delegazioni dei rider, i ciclofattorini impegnati nella consegna del cibo a domicilio, poi i rappresentanti delle varie aziende protagoniste della cosiddetta Food delivery, come Foodora, Deliveroo, JustEat e altre simili.
Luigi di Maio, ministro del lavoro e dello sviluppo economico, vuole regolamentare il settore della distribuzione dei pasti a domicilio, tra i più sviluppati della gig economy, l’economia dei lavoretti pagati a cottimo e veicolati da piattaforme digitali, con il “decreto dignità“.
“Ho tutta la volontà di favorire la crescita di nuove attività legate alla gig economy”, ha sostenuto Di Maio, che ha ribadito al tempo stesso tempo la volontà di tutelare i ragazzi che lavorano in questo settore, da lui ritenuti “simbolo di una generazione abbandonata dallo Stato”.
[Cosa sappiamo finora della protesta contro Foodora]
Gianluca Cocco, 31enne come Di Maio, amministratore delegato di Foodora, scettico sulle misure volute dal ministro e anticipate dall’Ansa, che prevedono l’obbligo per le piattaforme digitali di fornire ai rider un trattamento economico minimo, secondo il contratto collettivo, e il divieto di pagare a cottimo i lavori che svolgono, ha fatto capire in un’intervista al Corriere della Sera, che se approvati, i provvedimenti spingerebbero la sua e le altre aziende del settore a lasciare l’Italia.
E ha citato una ricerca svolta in collaborazione con l’Inps secondo la quale “solo il 10% dei rider lo considera un lavoro stabile. Il 50% sono studenti, il 25% lo esercita come secondo lavoro e un altro 10% lo considera un’attività di transizione. La durata media è 4 mesi, non di più”.
L’inquadramento dei ciclofattorini, in genere con contratto co.co.co, comprende circa due ore di lavoro concentrate nell’ora di pranzo e altre quattro verso l’ora di cena, per un totale settimanale che non supera le 25 ore.
Il decreto tende a favorire l’assunzione dei rider come lavoratori dipendenti, soluzione non condivisa dalle associazioni di distribuzione, che se lasciassero il nostro paese lo priverebbero di 450 milioni di giro d’affari.
[La versione di Foodora dopo la protesta dei fattorini]
Fino a quando, è il parere di Cocco, si paga una consegna meno di 5 euro lordi l’ora, si riescono mantenere i prezzi minimi di oggi, con trattenute che non incidono molto sul costo finale per i consumatori. Con il ventilato carico di nuovi stipendi e fisco, l’incremento dei prezzi renderebbe il servizio decisamente meno appetibile.
Se sono contrarie al concetto di subordinazione, Foodora e le altre principali aziende della Food Delivery, si dicono disponibili a modificare il tipo di retribuzione, abbandonando il cottimo per misure più garantiste.
A oggi un rider guadagna in genere cinque euro a consegna, che tolti Inps e Inail si riducono a 3,60 netti per consegna, e in un’ora può effettuare fino a tre consegne.
Qualche minuto fa Di Maio ha fatto sapere che “le piattaforme hanno accettato un tavolo di contrattazione per costruire un nuovo modello”, come riferisce Il Fatto Quotidiano.
[Crediti | AdnKronos, Il Fatto Quotidiano]