Un rapporto redatto da Brand Finance, società di consulenza e di valutazione, ha esaminato cinquemila marchi appartenenti al mondo del vino con l’intenzione di classificarli in base al loro valore e alla loro “forza”, mediatica ma anche e soprattutto economica. Il podio (e il gradino immediatamente seguente) è composto da Moët & Chandon, Chandon, Veuve Clicquot e Dom Pérignon – tutti appartenenti al portafoglio di un singolo gruppo. Avete già indovinato quale?
Non era una domanda difficile, a onore del vero. Si tratta di LVMH, la “creatura” di proprietà di un certo Bernard Arnault, da anni in competizione con i Musk, i Bezos e i Zuckerberg di questo mondo per la poltrona di primo Paperon de’ Paperoni del globo terracqueo.
Il vino in numeri: quanto valgono i brand di LVMH?
Moët & Chandon si classifica (ancora una volta) come il marchio di vino di maggior valore al mondo, con un valore di 1,4 miliardi di dollari in crescita del 9 per cento su base annua (segno che la crisi – anche – economica in atto esiste, sì, ma forse non per tutti).
Segue Chandon (valore del marchio in calo dell’1% a 1 miliardo di dollari), poi Veuve Clicquot (valore del marchio in aumento del 2% a 959,2 milioni di dollari; e questo nonostante abbia perso l’esclusività sulla tipica tonalità di arancione che abbiamo imparato ad associare alle sue etichette) e Dom Pérignon (valore del marchio in aumento del 7% a 799,8 milioni di dollari); tutti di fatto in crescita di una posizione rispetto alla classifica dello scorso anno. Ma dove è da ricercarsi il motivo di una performance tanto forte?
“La crescita post-pandemica dell’industria degli spumanti ha rafforzato i marchi di champagne di LVMH, ottenendo ottimi risultati finanziari” ha commentato Henry Farr, direttore di Brand Finance. La sua lettura è che la multinazionale francese si stia impegnando ad aderire a “una solida strategia di prezzo”, strumentale nel mantenere una “quota di mercato record delle spedizioni di Champagne”.