Una ricerca universitaria ha pubblicato dati molto interessanti: i frutti impollinati da animali sono migliori, sia per qualità organolettiche sia per conservabilità dopo la raccolta. A sostenerlo l’Università di Padova, e nella fattispecie il Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse Naturali e Ambiente (DAFNAE), e conferma che il ruolo di api (tra cui i bombi, ovvero api domestiche), sirfidi, farfalle, falene, coleotteri e vespe è fondamentale.
Forse non se ne parla abbastanza, forse è un argomento dato per scontato simile a una fiaba raccontata ai più piccoli, forse si da sempre la precedenza a fattori quali stagionalità e provenienza. Oggi quindi si riporta l’attenzione sull’impollinazione naturale. I dati a riguardo sono stati pubblicati su Nature Communications e parlano di una qualità migliore del 23%, se a impollinare le piante da frutto sono gli animali.
Alla ricerca dell’ortaggio perfetto
I risultati della ricerca universitaria portano a una conclusione tutt’altro che scontata: l’impollinazione animale ha un ruolo fondamentale nel determinare la qualità delle produzioni agricole. Sì perché se gli ortaggi (frutta e verdura) impollinati da animali hanno in media una qualità migliore del 23%, significa che un quarto della qualità dipende dalla presenza o no di animali impollinatori.
Come accennato, l’impollinazione naturale determina qualità migliori sia per caratteristiche come forma e/o dimensione, sia per la durabilità dopo il raccolto. Non solo, i dati rivelano una costante: la qualità migliore è indipendente dalla regione geografica e dalla specie di impollinatore.
Questi frutti sono più sani e saporiti?
L’Università di Padova si è posta l’obiettivo di quantificare l’effetto degli insetti impollinatori sulla qualità delle colture. Lo ha fatto per la prima volta su scala globale, e attraverso una tecnica statistica. Sono stati impiegati dati di 190 studi indipendenti condotti in 48 paesi del mondo e su 48 colture diverse, e l’effetto dell’impollinazione animale è stato quantificato confrontando le differenze di qualità dei frutti prodotti con e senza gli impollinatori.
Se dimensioni, conservabilità, odore e aspetto di frutta e verdura presentano una qualità migliore se frutto di impollinazione naturale, per il sapore o l’aspetto nutrizionale i dati non rivelano miglioramenti legati all’impollinazione in sé. Quindi, per rispondere alla domanda posta: l’impollinazione contribuisce in maniera minore alle proprietà nutritive e al sapore, ma ha molto potere su quanto descritto poco fa.
Dai importanti per evitare gli sprechi alimentari
Lorenzo Marini è autore dello studio e spiega che “i risultati hanno delle implicazioni molto importanti per il settore agroalimentare: la qualità dei prodotti alimentari non processati come frutta e verdura si basa su standard che sono legati soprattutto al loro aspetto estetico e alla loro durata di conservazione. La produzione di frutta e verdura che devia dalla normalità come conseguenza di un’impollinazione non ottimale ha delle ripercussioni su tutta la catena di produzione agricola, dal reddito degli agricoltori alla decisione del consumatore di acquistare o meno il prodotto“. Significa che l’impollinazione “sbagliata” compromette il risultato estetico di frutta e verdura, il che porta il consumatore a non sceglierlo – aumentando quindi lo spreco alimentare.
Riprende l’argomentazione Elena Gazzea, autrice della ricerca: “la relazione tra impollinazione animale e spreco alimentare è stata finora quasi ignorata dalle politiche agroalimentari. Questo, nonostante abbia delle importanti implicazioni economiche, sociali e ambientali, specialmente in un’epoca in cui c’è un consumo globale subottimale di alimenti ricchi di sostanze nutritive“.