I Fondi europei per la promozione di vino e carne sono in discussione: ma non l’avevamo già sentita questa storia?

La Commissione europea ha nuovamente proposto di penalizzare carne e vino nell'ambito dei fondi destinati alla promozione.

I Fondi europei per la promozione di vino e carne sono in discussione: ma non l’avevamo già sentita questa storia?

Ci perdonerete se scriviamo articoli che sembrano déjà vu, ma la verità è che non è colpa nostra se la realtà ha evidentemente deciso di ripetersi (quasi) tale e quale. Ve la facciamo breve – la Commissione Europea ha tentato nuovamente di penalizzare la carne rossa e lavorate e le bevande alcoliche, vino naturalmente incluso, nell’ambito della politica di promozione dei prodotti agricoli dell’Unione europea. La parola chiave, e siamo certi che i nostri lettori più attenti l’avranno immediatamente notata, è “nuovamente”: poco più di un anno fa, infatti, la Commissione avanzò la medesima proposta trovando la pronta (e scontata) opposizione del blocco dei principali produttori dei prodotti in questione, Italia inclusa.

Fondi europei per la promozione di vino e carne: il secondo round

Lollobrigida_Vinitaly

Proposta che di fatto venne bocciata, con evidente sollievo del nostro caro e vecchio Stivale e delle numerose associazioni di settore. Ebbene, così come lo scorso anno, nel contesto dei criteri per la valutazione dei progetti di promozione è stato inserito nella bozza del programma per le proposte destinate al mercato interno “l’allineamento con gli obiettivi del Piano europeo per la lotta contro il cancro, in particolare incoraggiando a una dieta maggiormente a base vegetale, con meno carne rossa e lavorata e altri alimenti legati al rischio, ad esempio le bevande alcoliche”.

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Ve la traduciamo in termini più semplici – i fondi europei destinati alla promozione di vino e carne rossa sono nuovamente in discussione in quanto i prodotti in questione sono riconosciuti come dannosi alla salute. Un bello spauracchio per Coldiretti e Filiera Italia, che come di consueto si sono immediatamente attivati per salvaguardare i propri interessi.

La tesi impugnata, già vista in occasione della manovra di opposizione alle etichette con avvertenze sanitarie introdotte sulle bottiglie di vino e altri alcolici, è che consumo non significa abuso. La lettura di Coldiretti è che la proposta della Commissione rappresenti “una deriva pericolosa nel giusto impegno dell’Unione europea per tutelare la salute dei cittadini, che non deve però tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.

Coincidentalmente la tesi coldirettiana ci ricorda quella del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida – “Un po’ fa bene” -, che ha trovato una netta smentita nelle linee guida del Ministero della Salute: “Oggi nei documenti di consenso, nelle Linee Guida per una sana alimentazione, non si usano più termini come “consumo moderato”, “consumo consapevole” o simili, che potrebbero indurre il consumatore in una certa indulgenza nel bere alcolici” si legge sul sito ufficiale del Ministero. “Non è possibile, infatti, identificare livelli di consumo che non comportino alcun rischio per la salute”.