C’è tensione in casa AB InBev: dopo avere – almeno apparentemente – smaltito il pasticcio del caso Bud Light annunciando una lunga partnership con le Olimpiadi, a causare nuovi mal di pancia al colosso della birra sono i suoi stessi dipendenti – o almeno quelli organizzati sotto il vessillo del sindacato Teamsters.
La faccenda è piuttosto semplice – i lavoratori di dodici birrifici a stelle e strisce di proprietà di AB InBev hanno chiesto aumenti salariali, una maggiore sicurezza lavorativa e una serie di miglioramenti sul fronte pensionistico e dei benefits. I piani alti dell’azienda hanno dieci giorni di tempo per accogliere le loro richieste: in caso contrario, si procederà con la più classica delle manovre – uno sciopero su larga scala con conseguente carenza di birra.
AB InBev in rotta di collisione con i sindacati
Facciamo, per il bene della completezza, un piccolo salto temporale – il mese scorso i lavoratori di AB InBev hanno votato a favore (con uno schiacciante 99% di “sì”, è bene notarlo) dell’autorizzazione allo sciopero. La settimana scorsa, invece, il Comitato Nazionale di Negoziazione dei Teamsters si è riunito a Washington DC per mettere insieme un modello di accordo, che nuovamente i dipendenti dei dodici birrifici in questione hanno sottoscritto quasi all’unanimità (94%).
Un coro che si è tuttavia scontrato contro il muro di silenzio da parte dell’azienda. Più che eloquenti, in questo caso, le parole di Jeff Padellaro, direttore della Teamsters Brewery, Bakery, and Soft Drink Conference e del comitato negoziale del sindacato: AB InBev “non è riuscita a sedersi al tavolo per affrontare le questioni dei lavoratori”.
La pietra dello scandalo, come avrete forse intuito, è prettamente di natura economica. AB InBev ha di recente presentato il bilancio dello scorso anno, svelando profitti per oltre 32 miliardi di dollari (+1,97% sull’anno precedente) e una quota di mercato pari a un quarto di tutta la birra prodotta nel mondo. Il netto calo nel contesto statunitense, dovuto al sopracitato caso Bud Light, ha tuttavia indotto i piani alti del colosso ad avviare un ridimensionamento del personale e a ridurre gli investimenti in almeno otto siti di produzione.
I lavoratori non l’hanno presa bene. Il presidente del sindacato Teamsters, Sean O’Brien, ha accusato AB InBev di “avidità aziendale”, esortando il colosso “fare la cosa giusta” anziché “continuare a bruciare centinaia di milioni di dollari in massicce sponsorizzazioni, riacquisti di azioni proprie e pacchetti retributivi per gli amministratori delegati mentre continua a ignorare l’imminente scadenza” del contratto sindacale.