Il mondo del fine dining può apparire, ai non “iniziati”, misterioso e un po’ respingente, e certi stereotipi che lo circondano non aiutano di certo a far cambiare idea ai diffidenti.
Il modo migliore per sconfiggere le perplessità e lanciarsi in un’esperienza gourmet che, ci auguriamo, possa cambiare un po’ la vita sarebbe quello di avere qualche informazione di “intelligence”, poter attingere dall’esperienza di qualche gourmet navigato: è quello che deve aver pensato anche Michelin, che si è rivolta ai propri ispettori per dare qualche dritta a coloro che vogliono regalarsi un’esperienza stellata, ma proprio non sanno da dove cominciare.
I consigli degli ispettori Michelin
La prima cosa su cui meditare: menu degustazione o alla carta? Al netto delle voglie del momento, non sempre si è nel mood per un percorso da venti portate, gli ispettori rivelano un trucchetto: ”partiamo dal confrontare il menu alla carta col degustazione per vedere se ci sono molto sovrapposizioni e vedere i prezzi corrispondenti. Se il degustazione ha qualcosa di unico ed emblematico dello stile dello chef optiamo per quello, ma a volte le chicche si trovano alla carta”.
Difficile pensare a gourmet più navigati degli ispettori della guida rossa, e un altro consiglio su cui insistono molto è quello della comunicazione. A partire dal sommelier: “non abbiate paura di indicare un budget di spesa, o dire cosa vi piace di solito. Dite cosa vi piace -tè, cocktail, acido, dolce- una mappa di gusti con cui lavorare. Di solito chiediamo un paio di calici che possano accompagnare tutto il percorso, e un bravo sommelier ama le sfide”.
Stesso discorso per fuori carta e aggiunte extra, dal tartufo al caviale: “se si tratta di piatti che rappresentano davvero le idee dello chef, ordinateli. Se si tratta solo di tartufo e ricarico extra, potete risparmiarveli. Non è questione di essere tirchi, ma di intenzioni”.
Serate a quattro mani? “Non sono sempre un successo”, a cena da soli? “Preferisco il bancone, per capire meglio il lavoro in cucina. Ma non è per tutti: se si preferisce la privacy, non abbiate paura di chiedere un altro tavolo”. Finito il pranzo o la cena, la considerazione più importante: “se mi ritrovo a pensare: ‘non vedo l’ora di vedere cosa faranno dopo’, è segno di una cucina in evoluzione. Se la seconda esperienza è migliore della prima vuol dire che ho trovato il mio posto”.