Da un’indagine condotta dal Ros, dai Carabinieri del comando provinciale di Napoli e della Dda (con il sostituto procuratore Maurizio De Marco e Lucio Giugliano), ecco che è emerso che il clan Di Lauro aveva le mani in pasta anche nel settore degli energy drink. In particolare, pare che fossero coinvolti con la bevanda energetica nota come “9 mm”, quella la cui confezione ricorda per l’appunto l’omonima pallottola come forma.
Il clan Di Lauro e l’energy drink 9 mm
L’energy drink in questione contiene caffeina e taurina, oltre a ingredienti come acqua, zucchero, acidificante, succo di limone, acido carnonico, citrato trisodico, aromi e vitamine varie. E il colorante caramello, c’è anche lui. Ma la particolarità è la confezione: la lattina assomiglia a un proiettile, con tanto di tappo per proteggere il contenuto.
Ebbene: le forze dell’ordine, tramite un’indagine mirata, hanno scoperto che il clan Di Lauro investiva non solo in una società di abbigliamento chiamata Corleone insieme al cantante neomelodico napoletano Tony Colombo e la moglie Tina Rispoli, ma anche nell’energy drink 9 mm.
Nomi alquanto sospetti su cui gli inquirenti hanno indagato in merito alle indagini relative allo spirito imprenditoriale del clan Di Lauro di Secondigliano. Pare che sia il brand 9 mm che il marchio Corleone siano entrambi riconducibili al clan fondato originariamente da Paolo Di Lauro, soprannominato Ciruzzo o’milionario.
Non chiedeteci perché il clan abbia scelto dei nomi così evidentemente sospetti per i loro prodotti. Forse si trattava di un esperimento di psicologia inversa: i nomi sono così tanto riconducibili all’ambiente malavitoso che magari nessuno avrebbe mai pensato di correlarli al clan.
Invece le forze dell’ordine hanno indagato in tal senso ed ecco che al momento sono state arrestate ben 27 persone. Secondo quanto riferito dagli inquirenti, in pratica il clan aveva organizzato una specie di Di Lauro spa che investiva in attività considerate meno rischiose (ok, ma con quei nomi qualche sospetto magari alle forze dell’ordine viene!). Le società venivano intestate a dei prestanome e tramite essi il clan non solo gestiva il marchio di moda e quello dell’energy drink, ma anche una palestra alquanto famosa, una sala scommesse e anche alcuni supermercati.
Ovviamente a seguito delle indagini tali società sono state poste sotto sequestro. Inoltre è anche saltato fuori che il clan Di Lauro si occupava con particolare interesse del contrabbando di sigarette dall’est, con riferimento soprattutto alla Bulgaria e all’Ucraina: si parla dell’importazione di circa una tonnellate e mezza di sigarette che sono poi state dirottate sui mercati illegali.