“Metti giù quell’hamburger che ti costa 1,6 anni di funzioni cerebrali”. Un recente (ma al contempo vecchio, ora vi spieghiamo perché) studio rivela che mangiare una certa quantità di carne rossa al giorno può inficiare notevolmente sull’invecchiamento cognitivo. Per l’esattezza, 85 grammi di questa categoria di alimenti, specie se si tratta di carne processata, valgono un anno e mezzo per il nostro cervello. Il risvolto positivo della medaglia, però, è che possiamo fare qualcosa per favorire invece il sano sviluppo della nostra materia grigia: ci vengono incontro fonti proteiche alternative come la frutta secca e i legumi.
Brutte notizie e buone notizie
Lo studio sugli effetti cognitivi dettati dal consumo di carne rossa, dicevamo, è recente (è stato pubblicato su Neurology meno di un anno fa), ma al contempo vecchio. Vecchio perché è durato la bellezza di 43 anni, arco temporale che ha permesso al team di ricerca di raccogliere dati in evoluzione. Le persone coinvolte, suddivise in gruppi nell’ordine di centinaia di migliaia di individui, hanno mostrato tendenze cerebrali chiaramente diverse in base alla dieta seguita nel corso degli anni.
Le e i partecipanti che hanno assunto quotidianamente una quantità di carne rossa uguale o superiore a un quarto di porzione al giorno presentavano un rischio di sviluppare demenza maggiore del 13% e un rischio di andare incontro a declino cognitivo soggettivo (indicato con l’acronimo inglese SCD, Subjective Cognitive Decline) superiore del 14%. La carne rossa processata (come hamburger o wurstel) peggiora ulteriormente la situazione. La buona notizia è che sostituendo una porzione di carne rossa con una equivalente di frutta secca e legumi si riduce del 19% il rischio di sviluppare demenza, diminuendo inoltre l’invecchiamento cognitivo di 1,37 anni e il pericolo di affrontare SCD del 21%.