A Hong Kong appare ancora molto incerto il destino del ristorante galleggiante Jumbo. Se ricordate, qualche giorno fa la gigantesca imbarcazione era affondata mentre veniva rimorchiata dal suo solito porto di ormeggio (dove ormai era chiusa da due anni a causa della pandemia) verso un nuovo porto rimasto ignoto al momento.
Durante il viaggio, qualcosa era andato storto: le prime notizie sostenevano che il ristorante galleggiante fosse affondato, ma poi l’azienda madre aveva sostenuto che si era solo capovolto.
Il problema, ora, è capire cosa fare del relitto della nave: secondo un esperto locale, infatti, l’affondamento totale potrebbe non essere fattibile.
La società madre del ristorante Jumbo, l’Aberdeen Restaurant Enterprises, ha rivelato che la Sansha Maritime Safety Administration di Hainan era stata informata dell’accaduto e stava ora esaminando le azioni più appropriate da poter intraprendere, in modo da rispettare norme e regolamenti sia locali che nazionali.
Tuttavia secondo alcuni esperti è praticamente impossibile che le autorità consentiranno all’armatore di affondare del tutto la nave a meno che non venga dimostrato che è possibile procedere in tal senso.
Inoltre rimangono ancora da chiarire le dinamiche dell’accaduto. Sulle prime era trapelato il fatto che la nave fosse affondata mentre veniva rimorchiata verso il porto di una città rimasta sconosciuta. Tuttavia nei giorni successivi la società madre aveva generato non poca confusione sostenendo che la nave si era capovolta (e non era dunque affondata del tutto) dopo aver incontrato condizioni meteo avverse e aver iniziato a imbarcare acqua.
Il mistero però si infittisce: il dipartimento della marina di Hong Kong ha spiegato di aver appreso dell’incidente solo dai resoconti dei media, motivo per cui ha subito chiesto alla compagnia un rapporto. Questo perché una normativa locale impone che un affondamento venga comunicato alle autorità entro 24 ore.
A questo punto, però, l’armatore ha fatto sapere che lui non aveva mai parlato di affondamento, anzi: nel rapporto che aveva consegnato aveva specificato che la nave si era capovolta e non che era affondata. Anche un portavoce del ristorante ha confermato che l’azienda ha sempre usato la parola “capovolto” e non “affondato”.
Tuttavia a questo punto non è ben chiaro perché l’azienda, parlando delle operazioni di salvataggio difficoltose, abbia specificato che la profondità dell’acqua sulla scena dell’incidente era di 1.000 metri: se la nave era solo capovolta e non affondata, perché parlare della profondità dell’acqua?