Dopo una partnership culinaria durata 12 anni, chef Heston Blumenthal non firmerà più i prodotti Waitrose. A prendere la (immaginiamo) difficile decisione, a pronunciare quel fatidico “no, non sei tu, sono io il problema” senza nemmeno proporre all’altro di rimanere amici, è proprio la catena di supermercati britannici, che in un comunicato stampa ha sottolineato come i prodotti appartenenti alla gamma Heston from Waitrose dovrebbero scomparire dagli scaffali nel corso dei prossimi mesi. È bene notare, tuttavia, che prima di fare incetta delle proprie cose e partire la gamma lancerà sul mercato un nuovo prodotto per il periodo pasquale, nominato “The Chocolate Dabbit”.
Che succede agli chef superstar?
Terminato l’assolo pasquale – un prodotto che, stando a quanto lasciato trapelare, assomiglierà a un coniglio se osservato da una certa angolatura e un’anatra se guardato da un punto di vista diverso – Blumenthal sparirà dagli scaffali, come accennato, tanto che Waitrose ha già individuato il degno successore: stando a quanto rivelato da un portavoce del marchio durante una breve intervista ai microfoni del Times, infatti, la catena di supermercati ha piena intenzione di continuare sviluppare i propri prodotti “in una nuova direzione” sotto la guida del suo stesso executive chef Martyn Lee. Alla faccia del chiodo schiaccia chiodo, insomma.
“Ci siamo goduti quella che è stata una delle relazioni più durature nel suo genere e non vediamo l’ora che arrivi il prossimo capitolo” ha commentato a tal proposito Natalie Mitchell, direttrice di Own Brand. “Quindi vorremmo ringraziare Heston Blumenthal e il suo team per quella che è stata una partnership straordinariamente creativa e auguriamo loro tutto il meglio per il futuro”.
Ora, l’elefante nella stanza. L’obiettivo dell’operazione è naturalmente quello di ottimizzare e contenere i costi, ma pare evidente che c’è un implicito sottotesto che ci racconta di una crisi differente – ma non necessariamente scollegata – da quella puramente economica. Ci riferiamo a quella che riguarda gli chef superstar, testimonial e personalità mediatiche: personaggi che, dopo essere stati innalzati sul podio dell’intrattenimento, rischiano di dover affrontare la discesa.
Pensiamo a Jamie Oliver, per fare un esempio, da star del piccolo schermo a dover raccogliere i cocci di un’avventura imprenditoriale dall’epilogo disastroso; o al pupillo di un certo Gordon Ramsay, Mark Sargeant, che si è trovato a chiudere il proprio ristorante dopo appena sei mesi dall’apertura. La sensazione è che la capacità magnetica di queste figure stia andando a estinguersi – una percezione che trova risonanza in parte anche nel crollo delle iscrizioni agli istituti alberghieri.