Dita troppo grassocce, innocenti – ma divertenti – cali di attenzione, troppa fretta per tornare indietro di qualche riga e sincerarsi che quel nome particolare, con delle “acca” e delle “kappa” in posti un po’ strani, sia scritto nella maniera giusta. Heineken spegne le sue prime 150 candeline e, nel festeggiare questa storica tappa, ha deciso di celebrarla ricordando tutti i modi sbagliati con cui, un po’ in tutto il mondo, viene scritto il suo nome. L’obiettivo, al di là di farsi una sana risata, è di fatto “dimostrare che i bei momenti e la creazione di legami veri davanti a una birra sono ciò che conta di più”. Che poi, a dire il vero, sbagliare a scrivere dopo un paio di birre è ancora più semplice.
Heineken compie centocinquant’anni
La campagna per il compleanno di Heineken, volutamente irriverente, si declina in primis in un breve spot pubblicitario – riportato anche su YouTube – con tanto di luci al neon ed errori di spelling. Nella prima scena troviamo un tatuatore che, dopo avere disegnato sulla spalla del cliente l’iconico tappo con stella rossa, chiede spaventato: “Aspetta un attimo, ma come si scrive?”. La telecamera zoomma sul tatuaggio: Heinkken. Uhm, meglio pensare a qualche altro tattoo per coprire il tutto.
Poi una serie di storie di Instagram che porta alla nascita di obbrobri come Hineaken e Hienyekke – dai, a sto giro non ci avete manco provato a scriverlo giusto -, un bar che bello tronfio scrive sulla lavagnetta all’entrata “Jeineken” e poi ancora Heineekee, Heinekenne, Heneken, Hekkene, Hoineke, Aineken… La lista è piuttosto lunga, come potrete avere intuito. Parliamo, d’altronde, di 150 anni di carriera – un tempo abbastanza lungo da permettere a tutti di trovare la propria personalissima storpiatura di Heineken.
Come accennato in apertura non c’è risentimento o superbia, tuttavia, nello spot di Heineken – l’obiettivo comunicativo è quello di dimostrare che, a prescindere dal modo in cui la si chiama, la birra è un collante sociale in grado di legare e creare dei “bei momenti”. A tal proposito il marchio ha lanciato un progetto parallelo, chiamato Good Times Index, che consiste in un modello di misurazione che assegnerà un punteggio su una scala da 0 a 100 al contributo che il brand ha dato per rendere i “bei momenti” tali.
“Nell’approcciarci a questo progetto” ha commentato a tal proposito il Dott. Chris Brauer, Direttore dell’Innovazione presso Goldsmiths, University of London “abbiamo voluto capire che cosa è veramente un “bel momento”, con l’obiettivo di individuare le molteplici dimensioni che lo rendono tale. I bei momenti sono una miriade di sentimenti, esperienze, desideri e bisogni diversi e soggettivi che contribuiscono a generare una sensazione e soddisfare bisogni di ordine superiore. Sono entusiasta di vedere un marchio come Heineken investire per comprendere meglio la sensazione di “gezelligheid” così da avere una maggiore capacità di trasmetterla”.