È colpa dei millennial, i nati tra il 1980 e il 2000, se da cinque anni le vendite della maionese, probabilmente il condimento più amato dai loro genitori, stanno continuando a diminuire?
A chiederselo poco prima di ferragosto è stata la giornalista Sandy Hingston, in un articolo del Philadelphia Magazine diventato virale in modo del tutto inatteso, come il tono dei commenti.
“Se i millennial hanno ucciso la maionese, sono indiscutibilmente una grande generazione”, ha scritto qualcuno, mentre altri, oltre a complimentarsi con i millennial per il delitto, si sono augurati che la maionese “abbia sofferto prima di essere uccisa”.
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In realtà, ci sarebbe poco da scherzare: dal 2012 al 2017, solo negli Usa, le vendite sono diminuite del 6,7%, con colossi come Kraft e Hellman costretti a tagliare i prezzi per mantenere le loro quote di mercato.
Negli anni passati la maionese, che deve il suo nome all’isola di Mahon, dove per la prima volta venne proposta l’emolsione di olio e uovo al maresciallo francese Richelieu (ma le storie che circolano sull’origine del nome sono tante), era una preciso riferimento della cucina americana e internazionale, compresa la nostra. Quando una pietanza mancava di diversità, il condimento riusciva (e secondo noi riesce ancora) a farle sembrare differenti, almeno nel sapore.
Oggi, invece, le corsie dei supermercati sono piene di cibi diversi, e di conseguenza sembra che i millennial, a differenza dei loro genitori, si siano disamorati della maionese.
Ma non si tratta di un omicidio in piena regola.
La comprano meno, ma non la disdegnano come accompagnamento dei cibi alla moda come il poke hawaiano, il sushi, il pollo fritto, o dentro ai sandwich che mangiano tra una corsa di Uber e l’altra.
Insomma, la maionese non si sentirà troppo bene ma è ancora viva e, al netto del titolo acchiappa-like di qualche articolo virale, a determinarne l’ottimo stato di salute sarebbero proprio i millennial.
[Crediti | Business Insider]