Non chiamatela più “carne“: è scontro sulla denominazione degli hamburger vegani e vegetali, un gruppo di organizzazioni europeo vogliono impedire di chiamare questi prodotti con termini che ricordano i derivati animali.
È tutta una manovra ambigua di marketing. Questo è quello che dicono alcune organizzazioni che rappresentano il settore zootecnico, che ha lanciato una mobilitazione contro l’abuso dei termini associati alla carne bovina per i prodotti a base di soia.
Dopo lo stallo del Parlamento europeo sulle disposizioni del regolamento Ocm, che disciplina le denominazioni della carne, si aggiunge il carattere ingannevole di termini come “hamburger vegano” o “salsiccia vegana”, entrati nel linguaggio comune per indicare un prodotto che sembra carne ma non lo è, soltanto per inseguire un mercato in forte ascesa.
In realtà già nell’aprile del 2019 Strasburgo aveva stabilito che un prodotto di derivazione vegetale non potesse essere chiamato con nomi che ricordano generalmente prodotti a base di carne, ma negli ultimi giorni il dibattito ha ripreso a imperversare tra gli eurodeputati.
Il mondo agricolo è tra quelli che vorrebbero approvare questo cambiamento di denominazione. Gli allevatori infatti reputano inaccettabile che la responsabilità sia scaricata sulla Commissione e soprattutto che la posizione attuale sia in contrasto con la proposta approvata l’anno scorso.
“Il settore zootecnico europeo non sta cercando di combattere questo sviluppo, chiediamo semplicemente che il lavoro di milioni di agricoltori europei e lavoratori del settore dell’allevamento siano riconosciuti e rispettati“, commenta Jean Pierre Fleury, presidente del gruppo di lavoro “Carni bovine” del Copa e della Cogeca. “Non ho paura di dire che questo è un caso evidente di dirottamento culturale: alcune agenzie di marketing lo utilizzano per confondere deliberatamente i consumatori, promuovendo l’idea che la sostituzione di un prodotto con un altro non abbia conseguenze dal punto di vista dell’apporto nutrizionale“, conclude.
Oggi il mercato dei sostituti della carne a livello globale vale 4,6 miliardi di dollari ed è in continua crescita: si stima che entro quattro anni arriverà a oltre sei miliardi di dollari (con il 39% del giro d’affari concentrato in Europa), sostenuto dalla maggiore attenzione dei consumatori all’impatto sull’ambiente e a ciò che mangiano.
Numerose aziende multinazionali stanno orientando i propri prodotti verso il settore vegan, così come Nestlé e Kellogg’s, ma anche le catene di fast food come Burger King e Mc Donald’s che, a pochi mesi l’una dall’altra, hanno cominciato a servire nei propri store panini “di carne non carne” come il Rebel Whopper e hamburger “P.L.T – Plant, Lettuce, Tomato”.
Il voto del Parlamento in seduta plenaria è atteso per il 20 ottobre. Intanto c’è anche chi ha dimostrato come l’hamburger vegetale oltre a sembrare carne ma non esserlo, non ha neppure vegetali, ma contenga più acqua (e additivi) che proteine vegetali.
[ Fonte: Il Sole 24 Ore ]