La Guida Michelin si è da sempre distinta dalle altre anche per la capillare ricerca sugli alberghi, oltre a quella sui ristoranti. Certo, l’aspetto dell’hotellerie risulta sicuramente meno glamour al pubblico, complice anche la mancanza di un premio riconoscibile, un simbolo prestigioso che diventi sinonimo di eccellenza e lusso come è stato per le celebri stelle. Dopo aver vivacizzato la percezione dei Bib Gourmand, e aggiunto la Stella Verde ai riconoscimenti dei ristoranti, alla rossa devono aver percepito questa discriminazione nei confronti delle strutture alberghiere, e hanno pensato bene di dotarsi di un sistema di distinzioni analoghe: ecco quindi esordire le Chiavi Michelin, partendo -ça va sans dire- dalla Francia.
Il metro di giudizio
Non si è trattato comunque di una semplice attribuzione di premi partendo dai nominativi già presenti: il lavoro sull’aggiornamento della selezione alberghi è iniziato quattro anni fa e, secondo Michelin stessa, “non si tratta semplicemente di stanze per dormire, sono luoghi che devono influire significativamente sull’esperienza del viaggiatore”. Le strutture premiate con le chiavi sono state giudicate in cinque categorie: design degli esterni ed interni, qualità e costanza nel servizio, carattere e personalità generale, qualità prezzo e il contributo all’esperienza dell’ospite. Questo giudizio ha portato ad una selezione di 24 hotel a tre chiavi, 38 con due e 127 con una.
In più riprese Michelin sottolinea il concetto che questo riconoscimento ha esattamente lo stesso valore che la stella ha per i ristoranti, e simile è anche la classificazione con una chiave a indicare i “soggiorni molto speciali”, due per i “soggiorni eccezionali” e tre per i “soggiorni straordinari”, un po’ come i locali stellati potevamo valere la semplice deviazione o il viaggio apposta.
Soggiorni di carattere
Altra cosa su cui gli ispettori della guida gommata spingono molto è l’idea del “carattere” dei posti, un’idea che si esprime meglio con qualche esempio. Ci sono i grandi palazzi, con maggiordomi al servizio e design sontuosi, come lo storico Four Seasons George V o il più moderno Le K2 Palace. Non sorprende la presenza di strutture legate al turismo enologico, in ville di campagna da sogno tra vigne e chateau, vedi Château Lafaurie-Peyraguey and Château de la Gaude, entrambi premiati con due chiavi. Parigi è ricca di boutique hotel attentissimi all’arte e al design come l’eclettico Le Ballu.
Pur ricordando che Michelin segnala alberghi dal 1920, un riconoscimento di questo tipo effettivamente mancava, e con la “concorrente” World’s 50 Best Hotels che ha redatto la sua prima classifica proprio l’anno scorso (premiando il Passalacqua sul lago di Como come migliore del mondo), la risposta sembrava necessaria. Vedremo se queste chiavi riscuoteranno lo stesso successo di pubblico delle stelle, nel frattempo sappiamo già dove le chiavi faranno il loro prossimo esordio: in Giappone.