Che tra le conseguenze dell’imperversare della guerra in Ucraina ci sia una “potenziale” crisi alimentare globale (con potenziale tra virgolette perché, di fatto, pare ogni giorno sempre più una certezza) è già ben risaputo: l’accusa delle Nazioni Unite nei confronti della Russia, individuata come responsabile, risale ormai a inizio aprile, e perfino il Fondo Monetario Internazionale ha commentato la situazione. Ciò che è nuovo è che, secondo alcune fonti di Bloomberg, gli Stati Uniti starebbero valutando un pacchetto di aiuti dal valore di 5 miliardi di dollari per fare fronte all’emergenza.
La proposta, presentata per l’appunto dall’amministrazione del Presidente Joe Biden, godrebbe del sostegno dei repubblicani quanto dei democratici; e alla luce delle situazioni di difficoltà in cui si trovano sempre più Paesi il pacchetto in questione pare assumere sempre più i connotati di una necessità. Nel frattempo, il senatore dem Chris Coons ha guidato una delegazione a stelle e strisce a Roma per discutere con i vertici della Fao dell’attuale situazione in Medio Oriente e Africa, dove per l’appunto si trova il maggior numero di Paesi in difficoltà a causa della crisi innescata dal conflitto.
Una crisi che pare essere destinata a peggiorare se si considera che il raccolto di grano ucraino di quest’anno dovrebbe diminuire almeno del 20% rispetto all’anno scorso (secondo il Ministero della Difesa del Regno Unito), chiaramente a causa della riduzione delle aree di semina. “L’Ucraina è il quarto produttore ed esportatore di beni agricoli al mondo” ha dichiarato il Ministero britannico. “La riduzione dell’offerta di grano dall’Ucraina genererà pressioni inflazionistiche, aumentando il prezzo globale del grano. I prezzi elevati dei cereali potrebbero avere implicazioni significative per i mercati alimentari globali e minacciare la sicurezza alimentare globale, in particolare in alcuni dei Paesi meno sviluppati economicamente”.