L’inflazione da record innescata dall’imperversare di una pandemia mondiale per due anni non era abbastanza, evidentemente. All’inizio del 2022 il tasso faceva registrare un preoccupante aumento del 3,9% sull’anno precedente, ma il giro di giostra doveva ancora partire: a sommarsi all’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, infatti, è arrivata la guerra in Ucraina che nei prossimi mesi spingerà l’inflazione a un livello “senza precedenti”.
Questa la previsione di Unilever: secondo quanto redatto dai suoi statisti, infatti, la multinazionale britannica stima un aumento dei costi di circa 2,7 miliardi di euro per la seconda metà dell’anno corrente; un colpo di coda che di fatto potrebbe polverizzare le stime sugli aumenti dei costi per i consumatori prima che scoppiasse il conflitto. I prezzi, nel frattempo, “non hanno ancora raggiunto il loro picco”, secondo quanto affermato da Alan Jope, amministratore delegato di Unilever. Il colosso londinese, infatti, è stato costretto a interrompere quanto prima tutte le operazioni commerciali sul territorio ucraino, e poco dopo l’inizio delle ostilità sospese tutte le importazioni e le esportazioni di prodotti in entrata e in uscita dalla Russia, nonostante continui tuttora a fornire alcuni articoli all’interno del Paese (come prodotti di bellezza o gelati).
Un aumento organico dei costi che, chiaramente, è stato poi trasferito sui prezzi al consumo: nei primi tre mesi del 2022 i prodotti Unilever hanno fatto registrare un aumento di prezzo medio dell’8,3% (mentre il volume delle vendite è diminuito dell’1%), dato che invece supera il 10% nei Paesi più poveri a causa dei movimenti valutari che hanno ridotto il potere d’acquisto.