Sventola la bandiera bianca sul fronte elvetico: la guerra del gianduiotto si è conclusa. Immaginiamo che, prima di tuffarci nella cosiddetta ciccia, sia però cosa buona e giusta offrirvi un rapido riassunto che copra almeno le battaglie principali. In (estrema) sintesi: la lecitina è lecita, il latte in polvere no. La versione un poco più dettagliata è che il Comitato del Gianduiotto di Torino, lo scorso inverno, ha avviato il procedimento necessario alla nascita del gianduiotto di Torino Igp, con disciplinare ovviamente annesso e una ricetta redatta da un consorzio di produttori storici.
Qui la cosiddetta pietra dello scandalo – la ricetta stilata dal Comitato (nocciole, zucchero e massa di cacao) ha trovato l’opposizione della Lindt, proprietaria di Caffarel di Luserna San Giovanni che, è bene notarlo, vanta a sua volta la paternità del prodotto, che vorrebbe inserirvi una importante quantità di latte in polvere.
Lindt depone l’ascia di guerra
La guerra del gianduiotto, così battezzata, si è dunque fondamentalmente declinata in un braccio di ferro tra questi due fronti; e che solo nelle ultime ore si è risolta in una tregua che, almeno per il fronte piemontese, ha anche e soprattutto il sapore della vittoria. Il gianduiotto di Torino Igp, in altre parole, si farà. Senza latte in polvere, beninteso.
È stato apparentemente fondamentale, al fine di tale intesa, un incontro tra il CEO di Lindt Italia, Benedict Riccabona, e i rappresentati delle imprese piemontesi raccolte attorno alla causa del Comitato – incontro che si è concluso, come accennato nelle righe precedenti, con il tanto atteso – almeno da parte piemontese – semaforo verde per l’Indicazione geografica protetta.
Il verdetto, al netto di una lista di condizioni presentate dal fronte elvetico, è piuttosto semplice: Lindt non andrà a opporsi al riconoscimento della Igp del gianduiotto di Torino e, allo stesso tempo, ma continuerà di fatto a produrre cioccolatini – “l’autentico gianduiotto di Torino 1885”, secondo la ricetta di casa Caffarel – senza aderire al disciplinare.
In altre parole la Lindt continuerà a tenere il marchio, mentre i cioccolatieri piemontesi avranno via libera per il riconoscimento di disciplinare e ricetta. “Per noi è una vittoria” ha spiegato, con parole nettamente eloquenti, Guido Castagna dell’omonima boutique del cioccolato sabaudo. “Siamo felici di poter iniziare questo percorso di valorizzazione di un prodotto del territorio. Ci auguriamo che un giorno anche Caffarel possa aderire al disciplinare”.
D’altro canto è bene notare che anche dal fronte elvetico trapela soddisfazione: “Siamo convinti che nel corso delle nostre conversazioni” ha scritto Riccabona “sia emersa una concreta condivisione di intenti per consentire da un lato il riconoscimento della Igp e al tempo stesso permettere a Caffarel di tutelare il proprio marchio”.
A tal proposito, Riccabona ha individuato due punti su cui istituire un modus operandi utile a entrambi le parti: l’istituzione di un Memorandum of Understanding che racchiuda l’impegno del Comitato, delle autorità regionali e del Ministero dell’Agricoltura a lavorare con Lindt per ottenere il riconoscimento giuridico del diritto di Lindt di continuare a usare il marchio e il corrispondente impegno del colosso svizzero a non opporsi al riconoscimento della Igp; e l’introduzione nel disciplinare di una clausola di riconoscimento dei diritti di Caffarel.