Il caro-bollette e la carenza di materie prime sta influenzando negativamente anche il settore dei grissini: le vendite a volume sono diminuite del 50% rispetto al 2019. Ma perché questo drastico calo?
Beh, una prima considerazione riguarda l’uso dei grissini nei ristoranti. Nella maggior parte dei locali, infatti, troviamo le porzioni monodose. Però spesso i clienti le aprono, ne mangiano uno e poi lasciano lì la confezione aperta, abbandonando i grissini al loro triste destino (beh, questo se non hai bambini al seguito, nel qual caso le scorte di grissini del tavolo finiscono in un nanosecondo). Comunque sia, vista questa abitudine con annesso spreco alimentare, ecco che i ristoratori hanno deciso di tagliare la voce “grissini” dai cestini del pane.
A questo bisogna aggiungere anche l’aumento dei costi delle materie prime, con annessa carenza delle medesime. Questo fattore ha fatto aumentare del +2,3% il prezzo medio al kg dei grissini, secondo i dati NielsenIQ e riguardanti il 2021 e il 2022.
Secondo i panificatori e gli chef i grissini sono un prodotto molto sostenibile: hanno pochi ingredienti, durano più del pane e possono essere riutilizzati. Anche in termini di spreco, potenzialmente hanno un basso impatto ambientale. La missione per il settore food, adesso, è quello di far riprendere il commercio dei grissini e tutelare questo prodotto Made in Italy, ridotto a causa della crisi scatenata dalla pandemia prima e dalla guerra dopo.