Grasso di maiale come carburante per aerei? Un’idea da dimenticare, spiega uno studio

Utilizzare il grasso di maiale come carburante per gli aerei rischia di rivelarsi una pessima idea, ha svelato una ricerca.

Grasso di maiale come carburante per aerei? Un’idea da dimenticare, spiega uno studio

Utilizzare il grasso di maiale come carburante per aerei? Dobbiamo ammetterlo, l’idea – almeno sulla carta – non pare affatto malvagia: riciclare un materiale di scarto per produrre un bene di uso primario. La realtà, tuttavia, trascina con sé una lunga serie di conseguenze negative che si ammassano a formare una sentenza inappellabile: tanto per intenderci, per produrre il carburante necessario a completare un volo da Parigi a New York sarebbe necessario estrarre il grasso dalle carcasse di 8800 maiali, e questo senza considerare l’effetto a catena che innescherebbe un aumento dei consumi di altri materiali notoriamente più inquinanti o dannosi per l’ambente, come l’olio di palma.

Grasso di maiale come carburante: ecco perché non può funzionare

aereo

Le stime che vi abbiamo citato provengono dalla European Federation for Transport and Enviroment e, come ormai abbondantemente accennato, bloccano radicalmente l’ottimismo circa una riconversione green per quanto concerne l’industria dei trasporti aerei. È bene notare, prima di andare a districarci tra i vari “no perché”, che secondo quanto riportato dalla BBC la richiesta di carburante proveniente da sottoprodotti di origine animale – grasso di maiale dovutamente incluso – dovrebbe di fatto triplicare entro il 2030.

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Il che non è troppo sorprendente: la strada del biocarburante è una delle più battute in tempi recenti per cercare di tamponare la cosiddetta carbon footprint – ossia il quantitativo di emissioni di gas serra legato a un determinato evento o prodotto – del settore dei trasporti o dei viaggi. Pensiamo ad esempio al Giappone, dove alcuni treni turistici stanno già viaggiando utilizzando come carburante il brodo avanzato del ramen.

Ma torniamo a noi – le conseguenze e gli scenari legati all’impiego di grassi animali come carburante per gli aerei sono raccolti in uno studio chiamato The fat of the landcurato dalla European Federation for Transport and Enviroment. Come accennato in apertura, la richiesta di grasso animale – come quello di maiale, nell’esempio in questione – porterebbe a sua volta a un aumento della richiesta di altri materiali meno amichevoli nei confronti della salute del nostro pianeta. La formula è semplice: se il grasso proveniente dalle carcasse animali venisse utilizzato solo per creare carburante gli altri settori in cui è già regolarmente impiegato risulterebbero danneggiati.

Tra le filiere più prominenti in tal senso c’è, ad esempio, quella del cibo per gli animali domestici: “Questi sono ingredienti davvero preziosi per noi e sono difficili da sostituire” ha commentato a tal proposito Nicole Paley, vicedirettrice di UK Pet Food. “Vengono già utilizzati in modo molto sostenibile. Quindi, in realtà, deviare questi ingredienti verso i biocarburanti sta effettivamente creando un altro problema”. In questo dilemma va naturalmente a inserirsi la ricerca di alternative ai biocarburanti: tra i profili più rischiosi spicca soprattutto l’olio di palma, alimento noto per il suo legame con le pratiche di deforestazione.

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