Mettere i proverbiali puntini sulle I è sempre stato importante, ed evidentemente lo è ancora di più quando si è il numero uno di una nazione impegnata in una guerra di aggressione. Vladimir Putin ha infine deciso di commentare ufficialmente la decisione della Russia di ritirarsi dal cosiddetto accordo sul grano, che di fatto nei mesi scorsi aveva permesso all’Ucraina di ripristinare il proprio flusso di esportazioni di grano, mais e altre derrate alimentari attraverso le acque del Mar Nero; sottolineando come la mossa in questione non vada di fatto a implicare una “ritirata” da quanto deciso l’estate scorsa in quel di Istanbul, ma piuttosto una mera sospensione.
Come accennato i commenti di Putin sono di fatto i primi a rompere il silenzio che aveva altrimenti circondato la decisione di Mosca, a sua volta giunta in seguito a un attacco alla flotta militare russa nelle acque al largo di Sebastopoli. La lettura proposta dalle autorità russe è che di fatto le navi che avrebbero dovuto garantire la sicurezza dei sopracitati corridoi umanitari sarebbero rimaste danneggiate dall’attacco in questione, impedendo dunque il corretto svolgimento delle operazioni di export dal cosiddetto Granaio d’Europa. “Hanno creato una minaccia sia per le nostre navi, che devono garantire la sicurezza delle esportazioni di grano, sia per le navi civili lì presenti” ha commentato a tal proposito Putin.
“L’Ucraina deve garantire che non ci saranno minacce alle navi civili o alle navi da rifornimento russe” ha infine concluso il numero uno di Mosca, sottolineando come, stando ai termini dell’accordo in questione, la Russia è responsabile di garantire la sicurezza delle operazioni. Così, mentre capi di stato e potenti litigano su chi abbia cominciato per primo, i prezzi del grano tornano a gonfiarsi.