Negli ultimi giorni si è fatto un gran parlare di un potenziale “corridoio per il grano”: dopo che le forze russe hanno bloccato i porti ucraini, infatti, diversi milioni di tonnellate di cereali sono rimaste bloccate senza alcuna possibilità di essere spedite agli acquirenti di turno. Un blocco che di fatto ha attirato l’attenzione della stessa Commissione europea, che nelle ultime settimane ha annunciato la propria intenzione di voler lavorare con i governi dei Paesi membri al fine di aiutare l’Ucraina a riprendere – almeno in parte – le esportazioni. La situazione si è sbloccata significativamente appena un paio di giorni fa, quando la stessa Russia ha dato il pollice in su all’istituzione di un corridoio umanitario; ma il Cremlino ha imposto una condizione: la revoca delle sanzioni precedentemente imposte dall’Europa. In questo contesto, un altro funzionario di Ankara, capitale della Turchia, ha annunciato l’inizio dei negoziati per l’eventuale apertura di un corridoio navale attraverso lo stretto del Bosforo.
È molto presto per azzardare previsioni – e, a dirla tutta, forse perfino per condividere l’ottimismo del Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, che solamente la settimana scorsa si diceva fiducioso di poter ripristinare l’export di grano dall’Ucraina e di fertilizzanti dalla Russia. Ciò che è certo è che le trattative sono però ufficialmente iniziate e sono tuttora in corso: non ci resta che tenere le dita incrociate.