Nel giro di una settimana circa siamo passati dalla decisione della Russia di ritirarsi dal cosiddetto accordo sul grano, che ha permesso all’Ucraina, nel corso degli ultimi mesi, di ripristinare il proprio flusso in export di grano e altre derrate alimentari attraverso il Mar Nero, dall’eventuale rientro di Mosca fino all’accordo per l’invio di cereali verso i Paesi più bisognosi. Un cammino che naturalmente è passato attraverso lo spauracchio dei prezzi nuovamente in salita e dall’ombra di una crisi alimentare, ma che come accennato è finito nella più nobile delle missioni umanitarie – insomma, un percorso che manco il miglior romanzo di formazione: pare infatti che la Turchia e la Russia abbiano di recente trovato un accordo per inviare del grano in forma del tutto gratuita ai Paesi più poveri, Africa in primis.
Numerosi stati del continente africano si trovano infatti faccia a faccia con i spaventosi connotati della carestia, con siccità e feroci inondazioni che hanno decimato i raccolti e costretto migliaia di persone ad abbandonare le proprie abitazioni: le autorità sanitarie segnalano situazioni al limite del collasso soprattutto in Somalia, Ciad e Kenya. In questo contesto, l’accordo sull’asse Istanbul-Mosca potrebbe essere determinante per allontanare la fame: “Abbiamo trovato un’intesa su come utilizzare maggiormente il corridoio nel Mar Nero” ha annunciato a tal proposito il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, affermando di aver parlato direttamente con Vladimir Putin.