Nell’accordo recentemente raggiunto tra Russia e Ucraina circa l’istituzione di corridoi per l’esportazione di grano attraverso le acque del Mar Nero c’è anche lo zampino dell’Italia – o almeno, questo è quanto sostiene il vicedirettore della FAO, Maurizio Martina, che ha definito l’intesa tra i due Paesi in questione come un “segno di speranza e una svolta concreta che sancisce novità importanti dopo mesi difficilissimi e drammatici”. Un accordo che di fatto ha già determinato un notevole abbassamento dei prezzi, e che è stato reso possibile grazie al “grande lavoro del segretario Onu, Antonio Guterres”, agli sforzi diplomatici delle autorità turche e all’apporto che lo Stivale “ha sempre dato in queste settimane e in questi mesi”.
In questo contesto è infatti importante considerare che, di fatto, la dinamica dei prezzi alimentari globali faceva registrare aumenti dagli ormai apparentemente lontani tempi della pandemia da Covid; con lo scoppio del conflitto armato che non ha fatto altro che esacerbare una situazione già piuttosto complessa. Sbloccare le esportazioni è quindi una boccata d’ossigeno salva vita per i Paesi in via di sviluppo o con reddito basso e medio, anche se di fatto la sfida della sicurezza alimentare rimane aperta – in altre parole, l’accordo sullo sblocco dei porti è un tassello fondamentale, ma non risolutivo.
“Prima del conflitto avevamo 50 Paesi in via di sviluppo che ricevevano più del 30% del loro grano da Russia e Ucraina” ha spiegato ancora Maurizio Martina. “Quindi immagino che questa sia una notizia positiva per chi aspettava quel grano e non l’ha mai ricevuto”.