Continuano a impilarsi le tensioni inerenti al cosiddetto accordo sul grano stretto lo scorso luglio in quel di Istanbul, che di fatto ha permesso all’Ucraina di ripristinare il flusso in export di cereali e altre derrate alimentari attraverso le acque del Mar Nero. Ricorderete, facendo riferimento solamente agli eventi delle ultime settimane, che la Russia ha a più riprese minacciato di uscire dal patto, esigendo che il rinnovo del lasciapassare per le navi di Kiev venisse barattato con il lasciapassare per componenti chimici necessari alla produzione di fertilizzanti, ammoniaca in primis. Facendo ancora qualche passo a ritroso nel tempo possiamo citare le parole pronunciate da Vladimir Putin verso l’inizio di settembre, quando di fatto ventilò pubblicamente la volontà di rinegoziare i termini dell’accordo in questione causando una nuova impennata nei prezzi del grano duro e tenero.
Nelle ultime ore le autorità governative del cosiddetto Granaio d’Europa sono tornate ad accusare Mosca di impedire il corretto funzionamento del corridoio attraverso il Mar Nero: “Gli ispettori russi del Centro congiunto di coordinamento a Istanbul stanno ostacolando seriamente il funzionamento del corridoio del grano del Mar Nero” ha scritto su Facebook il ministero degli Esteri ucraino. “Più di 165 navi sono bloccate in coda vicino al Bosforo e il loro numero aumenta ogni giorno”. Un “tappo”, questo, che ha visto l’entrata in scena anche delle Nazioni Unite, che hanno cominciato a sollecitare le parti in gioco affinché adottino “misure urgenti” per ripristinare quanto prima le esportazioni.