Ve lo ricordate di quando, di punto in bianco, in quel di Nuova Delhi decisero di chiudere i rubinetti? La guerra tra Russia e Ucraina imperversava ormai già da qualche mese, trascinando dietro di sé l’orribile prospetto di una crisi alimentare su scala globale: il prezzo del grano e di altri cereali, come il mais, era salito alle stelle con il flusso in export del cosiddetto Granaio d’Europa formalmente paralizzato a causa del conflitto in corso. Tra i maggiori produttori di grano al mondo spiccava in particolare il profilo dell’India, candidato ideale per colmare il vuoto lasciato dall’Ucraina… ma appena una manciata di giorno dopo aver ventilato l’idea di voler aumentare le proprie esportazioni il governo locale ha invece deciso di bloccarlo per paura di rimanere senza cibo.
Un cauto ottimismo per il futuro
Naturalmente fu il caos nel caos: i prezzi tornarono a impennarsi, e l’incertezza prese a dominare con una presa ancora più salda il mercato internazionale. La situazione andò progressivamente incontro a una serie di allentamenti, con le autorità di Nuova Delhi che ebbero la premura di assicurare al mondo che i contratti già sottoscritti sarebbero stati rispettati – una necessaria boccata di ossigeno per tutti quei Paesi che naturalmente facevano affidamento sul grano indiano e che già stavano pagando un conto salatissimo per le conseguenze della guerra in Ucraina.
A distanza di mesi da tutto questo, l’India torna a fare parlare di sé con notizie decisamente più positive: le autorità locali prevedono infatti di potere mettere a segno un raccolto eccezionale nell’anno a venire, con tale incremento di produzione che potrebbe dunque incoraggiare Nuova Delhi a revocare del tutto le restrizioni sulle esportazioni tornando ad aprire i proverbiali rubinetti. A smuovere la produttività pare siano stati i prezzi interni relativamente elevati, che avrebbero spinto gli agricoltori a seminare il grano sui terreni incoli nell’ovest del Paese.
“In questo momento i prezzi sono molto allettanti” ha commentato a tal proposito Nitin Gupta, vicepresidente di Olam Agro India. “Possiamo vedere un grande balzo in stati come il Gujarat e il Rajasthan, dove gli agricoltori potrebbero seminare il grano nelle terre incolte”. A oggi il prezzo domestico del grano segna un aumento del 33% su base annua – un rincaro legato naturalmente al calo della produzione dello scorso anno, determinato dalla morsa crudele della siccità, che ha poi eventualmente portato al sopracitato blocco delle esportazioni.
Stando ai dati rilasciati dal Ministero dell’agricoltura indiano l‘area coltivata a grano è aumentata dell’11% rispetto allo scorso anno, con diversi agricoltori che hanno deciso di anticipare la semina come precauzione in modo da tentare di sfuggire dalla falce del caldo estremo, che potrebbe nuovamente colpire verso la fine di marzo. “L’area coltivata a grano è aumentata” ha spiegato Rajesh Paharia Jain, un commerciante con sede a Nuova Delhi “ma il raccolto richiederà temperature più basse nelle settimane a venire, e quindi il tempo deve rimanere favorevole fino a marzo e aprile”.