Un rapido sguardo alla borsa di Amsterdam ci ha raccontato una storia che, di fatto, era nell’aria già da qualche tempo: i prezzi del grano hanno ricominciato a impennarsi – chiaro sintomo di un accordo forse ben più fragile di quanto avevamo sperato. Le prime crepe, a onore del vero, risalgono almeno a un mesetto fa, quando Vladimir Putin ventilò la possibilità di rinegoziare i termini firmati lo scorso 22 luglio in quel di Istanbul e che, di fatto, hanno permesso all’Ucraina di riprendere l’esportazione delle proprie derrate alimentari attraverso il Mar Nero. Da allora, con inesorabile lentezza, il ponte di diplomazia tra il cosiddetto Granaio d’Europa e la Russia ha cominciato a sgretolarsi sempre più.
Ora, bando al catastrofismo: tolti i sopracitati aumenti dei prezzi, l’accordo è valido. È però importante essere coscienti del fatto che Mosca non esclude di abbandonare l’intesa in questione se le sue richieste sullo sblocco del suo flusso di export non verranno soddisfatte. L’annuncio, arrivato nel corso delle ultime ore, è arrivato direttamente dal rappresentante russo permanente a Ginevra, Ghennady Gatilov, che ha sottolineato come tali preoccupazioni sugli ostacoli posti alle esportazioni di grano e fertilizzanti russi siano già state evidenziate in una lettera consegnata alle Nazioni Unite.