Nuovo giro, nuova corsa: dopo un discreto numero di settimane passate in relativa calma, pare che la folle altalena dei prezzi dei prodotti alimentari abbia ripreso ad animarsi. Il ripristino, seppur decisamente parziale, del flusso di derrate alimentari dal cosiddetto Granaio d’Europa ha infatti senza ombra di dubbio contribuito a calmare i prezzi del grano, questi ultimi hanno ripreso a oscillare pericolosamente verso l’alto. Nello specifico, i rapporti inerenti alle quote della borsa di Amsterdam indicano un aumento sia del prezzo del grano duro (+3,5%) che del grano tenero (+4,5%), rispettivamente a 1.003 e 920 dollari per il future da 5mila bushel, l’unità di misura statunitense per i cereali.
Si tratta di un aumento di cui, a onore del vero, il mercato internazionale aveva già avuto sentore una manciata di settimane fa, quando alcune minacce più o meno velate di Vladimir Putin avevano fatto intendere una escalation della guerra in Ucraina: a distanza di tempo, le parole del numero uno di Mosca hanno trovato un riscontro decisamente concreto nella realtà, verosimilmente determinando i nuovi aumenti in questione. Dando un’occhiata anche agli altri beni, si può notare che il prezzo del gas scende del 2% a 153 euro al megawattora, in vista della decisione finale sul piano dell’Ue attesa per novembre. In flessione anche il greggio con il Wti che scende dello 0,9% a 91,7 dollari al barile e il Brent dello 0,98% a 96,9 dollari.
Seduta in calo anche per il metalli con l’oro che si attesta a 1.680 dollari l’oncia (-0,9%) e l’argento a 19,79 dollari (-1,7%). In rosso anche l’alluminio (-0,7%) mentre sono in rialzo il rame (+1,2%) e il nichel (+0,1%).