Fra le specie invasive non autoctone che stanno invadendo i nostri mari, figura anche il granchio blu. Ebbene: adesso l’Alleanza delle Cooperative pesca ha chiesto al Masaf di rendere i granchi blu commerciabili. In questo modo, se noi possiamo mangiarli, loro smetteranno di distruggere e predare gli allevamenti di vongole e molluschi.
È buono il granchio blu?
Il granchio blu o Callinectes sapidus, se preferite il nome scientifico, non è un granchio originario del mar Mediterraneo, bensì si tratta di una specie originarira dell’oceano Atlantico. Tuttavia, anche a causa dei cambiamenti climatici, questa specie sta colonizzando sempre di più i nostri mari finendo così col danneggiare il settore della pesca e mettendo a rischio i pesci nostrani.
La stessa Fedagripesca-Confcooperative ha lanciato l’allarme: nel Delta del Po questi granchi compiono razzie negli impianti di allevamento di vongole e molluschi, essendo questi le loro prede preferite. Il granchio blu è l’Arsenio Lupin del mondo dei crostacei: rompe le reti pur di raggiungere il pescato.
Visto che le carni del granchio blu da anni sono inserite nei piatti della cucina americana e della cucina asiatica, ecco che l’Alleanza delle Cooperativr pesca ha chiesto che anche in Italia il granchio blu venga inserito fra le specie ittiche di interesse commerciale. Come a dire: se noi ti mangiamo per primi, poi tu non potrai andare a mangiarci le vongole. In questo modo tutti ci guadagnerebbero: la filiera avrebbe nuovi sbocchi lavorativi, gli allevatori non si vedrebbero rubare il lavoro fatto e i ristoratori avrebbero un nuovo ingrediente da poter offrire nei loro menu.
In Italia c’è in realtà già qualche chef che lo propone nei suoi piatti. Per esempio gli chef Chiara Pavan e Francesco Brutto del Venissa, da tempo stanno inserendo fra i loro piatti anche un raviolot di pelle di latte di soia, granchio blu, tuorlo, origano e maggiorana, grazie anche alla collaborazione con la startup Mariscadoras che vuole portare questa specie aliena invasiva sulle tavole degli italiani. Riuscire a trasformare un problema in una risorsa non è un’idea poi così sbagliata.
Progetti del genere sono poi nati un po’ in tutto il Mediterraneo. Per esempio in Tunisia, grazie anche alla FAO, si sta cercando di spingere i pescatori ad accedere a nuovi mercati pescando anche il granchio blu. Stessa cosa succede in Spagna, mentre Taranto e la città tunisina di Gabes hanno avviato il progetto Best tag per promuovere la cozza nera e il granchio blu, tramite anche cooking show e la collaborazione con lo chef Stefano Barbato, particolarmente attivo su YouTube.