L’indice glicemico alto che caratterizza certi cibi, gli zuccheri semplici, ha varie conseguenze negative ma non quella dell’obesità: insomma gli zuccheri non fanno ingrassare più degli amidi, ovvero dei carboidrati complessi. Questo è quanto afferma uno studio pubblicato di recente sulla rivista Advances in Nutrition.
L’ipotesi classica è che gli alimenti ad alto indice glicemico (i cosiddetti carboidrati veloci) favoriscano l’accumulo di grasso e aumentino il rischio di obesità. Per chiarire se l’indice glicemico (IG) nella dieta influisce sul peso corporeo, è stata fatta una meta-analisi, ovvero uno studio che riporta in maniera statistica una serie di altri studi, nel caso specifico che riportassero associazioni tra Indice di massa corporea (IMC o BMI) e IG. I dati di 34 pubblicazioni, per un totale di 1.940.968 adulti, non hanno rivelato differenze consistenti nell’IMC quando si confrontavano i gruppi con IG più alto e quelli con IG più basso. I risultati hanno dimostrato che le diete a basso indice glicemico non sono generalmente migliori delle diete ad alto indice glicemico per ridurre il peso corporeo o il grasso corporeo.
“Mentre il tipo di carboidrato, se semplice o complesso, influisce su molti aspetti relativi alla salute, l’IG come misura della qualità dei carboidrati sembra essere relativamente poco importante come determinante della perdita di peso indotta dalla dieta. Sulla base dei risultati degli studi di coorte osservazionali e delle meta-analisi di RCT, concludiamo che ci sono scarse prove scientifiche che le diete a basso indice glicemico siano superiori alle diete ad alto indice glicemico per la perdita di peso e la prevenzione dell’obesità”, conclude lo studio.
L’indice glicemico (IG) è stato introdotto nel 1981 come mezzo per classificare gli alimenti in base ai loro effetti sulla glicemia postprandiale. Gli alimenti ad alto indice glicemico vengono spesso definiti “carboidrati veloci“: nelle pubblicazioni soprattutto non scientifiche, e perciò nel pensiero comune, i carboidrati veloci sono considerati come più malsani e più ingrassanti rispetto ai “carboidrati lenti” a basso indice glicemico. Nonostante la percezione popolare della superiorità delle diete a basso indice glicemico per la perdita di peso e la prevenzione dell’obesità, la ricerca pubblicata sull’argomento ha prodotto interpretazioni contrastanti dei risultati.