Gli Svedesi rinunciano a fare la spesa per protesta: noi sapremmo fare altrettanto?

I moti di protesta contro i rincari al supermercato arrivano anche in Svezia, dove è partito un boicottaggio di una settimana.

Gli Svedesi rinunciano a fare la spesa per protesta: noi sapremmo fare altrettanto?

Il problema dei rincari al supermercato e dell’abbassamento della capacità di spesa dei consumatori non sta attanagliando solo l’Italia. Il limite di sopportazione è stato evidentemente raggiunto, e moti di protesta stanno emergendo in tutta Europa, partendo dalla Bulgaria, dove un boicottaggio delle principali catene della GDO ha portato a un crollo dei fatturati del 30%, seguito da iniziative analoghe in Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Serbia.

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Dall’est Europa il vento delle proteste ora soffia in Svezia, dove dal 24 marzo è in atto “Bojkotta vecka 12” -“Boicottaggio della settimana 12”- iniziativa che invita i consumatori ad evitare di acquistare i principali marchi presenti in grande distribuzione, colpevoli di aumenti sempre più intollerabili.

I prezzi in Svezia

carrello supermercato

Secondo le stime, la spesa annuale per i generi alimentari di una famiglia svedese è aumentata fino a 30 mila corone, circa 2 mila y00 euro, dal gennaio 2022, con una referenza importante come il caffè che presto supererà la soglia psicologica delle 100 corone (più di nove euro), un aumento di più del 25%, confermato dall’agenzia governativa delle statistiche del paese.

Cifre inaccettabili per la popolazione che, con un sapiente uso di TikTok e Instagram, hanno posto la questione al centro del dibattito. Secondo gli organizzatori della protesta, i principali responsabili del caro vita sono soprattutto gli stessi supermercati, colpevoli di aver instaurato un vero e proprio oligopolio tra catene della grande distribuzione e grandi marchi, favorendo il profitto alla concorrenza.

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Accusa ovviamente rispedita al mittente, con le GDO che spiegano le ragioni dei rincari con la solita congiuntura negativa fatta di aumenti delle materie prime, geopolitica, guerre e cambiamenti climatici.
Dalla politica intanto sono arrivate le prime reazione alle iniziative di Bojkotta vecka 12. Secondo la ministra delle finanze Elisabeth Svantesson la situazione dell’inflazione è in miglioramento, essendo passata dal 20% del 2022 all’1,3% del febbraio appena passato, tuttavia dichiarando che i prezzi restano comunque alti e che “è importante supportare colore che sono più in difficoltà. Vedremo cosa potremo fare riguardo ai prezzi”.

Il ministro dell’agricoltura Peter Kullgren dà ragione a entrambe le parti: gli aumenti sono dovuti alla complicata situazione internazionale, ma qualcosa va fatto per migliorare la concorrenza sul mercato.
“I prezzi dei generi alimentari sono aumentati nel tempi, e colpiscono le famiglie economicamente più fragili; quelle con bambini, studenti e anziani con pensioni basse. È un problema da affrontare”, ha dichiarato.
Le soluzioni proposte da Kullgren? Misure che aumentino la produzione interna di cibo in Svezia e l’apertura di nuove catene di alimentari che favoriscano una maggiore concorrenza.

In Italia la situazione sui prezzi del carrello della spesa non è certamente più rosea, e le previsioni per il 2025 non portano nessuna buona notizia. I consumatori cambiano le loro abitudini e tirano la cinghia, riducendo -per esempio-  il consumo di carne e pesce, comprando sempre più nei discount e facendo crollare anche le vendite di vino: quanto ancora si tirerà avanti prima che una protesta pacifica ma concreta come questa arrivi anche da noi?