Fa sempre più caldo – tanto sulla terraferma quanto in acqua, a quanto pare. D’altronde i dati non mentono: secondo le ultime rilevazioni del servizio climatico Copernicus l’acqua degli oceani in superficie non è mai stata così calda, con una temperatura media giornaliera pari a 20,95 gradi che ha polverizzato il record per di più spaventosamente vicino del 2016. Numeri, tra l’altro, che sembrano destinati a crescere ancora. È infatti bene notare che gli oceani siano soliti raggiungere il loro massimo livello di temperatura globale nel mese di marzo, e non in quello di agosto: la strada, in altre parole, è ancora tutta in discesa.
L’acqua degli oceani è calda come non mai
La lettura della comunità scientifica è precisa e unanime – il riscaldamento dell’acqua degli oceani è da imputare alla combustione dei combustibili fossili. “Più bruciamo combustibili fossili, più il calore in eccesso sarà assorbito dagli oceani, il che significa che ci vorrà più tempo per stabilizzarli e riportarli al punto di partenza”, ha dichiarato a tal proposito Samantha Burgess, vicedirettrice del sopracitato progetto Copernicus, durante una breve intervista alla BBC.
Il che, diranno i nostri lettori più informati sull’argomento, non è necessariamente nulla di nuovo. Altri, più cinici e diffidenti, potrebbero invece indicare che le temperature attuali saranno senz’altro influenzate, almeno in parte, dalla presenza di El Niño, fenomeno climatico periodico che per l’appunto provoca un forte riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico Centro-Meridionale e Orientale; tant’è che perfino il 2016 – anno in cui si verificò il record precedente, come riportato in apertura di articolo – fu un anno segnato dalla sua presenza.
È tuttavia bene notare che l’influenza di El Niño, per quanto giochi un ruolo decisivo, è stata radicalmente accentuata dal riscaldamento dell’atmosfera. Diamo ancora un’occhiata a qualche dato: negli ultimi 150 anni la temperatura media globale della superficie del mare è aumentata di quasi 0,9 gradi Celsius, con gli ultimi quattro decenni che in particolare hanno visto un innalzamento di 0,6 gradi.
La media degli ultimi cinque anni, tanto per mettere ancora più a fuoco la natura recente del fenomeno, è addirittura di circa 0,2 gradi Celsius superiore alla media calcolata nell’arco temporale compreso tra il 1991 e il 2020; con picchi di calore registrati in particolare nelle acque dell’Oceano Artico, del Mar Baltico, del Mar Nero e in parti del Pacifico extra-tropicale. Il ruolo degli oceani come “serbatoi” di carbonio e calore è ben documentato: con le temperature dell’acqua sempre più calde, tuttavia, tali impatti diminuiscono pericolosamente di efficacia.