Dov’è la dieta mediterranea? Spesso e volentieri nel cestino, e ancora più sovente negli scaffali o nei banchi di turno. Il quinto rapporto sulla povertà alimentare di ActionAid restituisce un quadro piuttosto inquietante, con gli Italiani che sono complessivamente più poveri e soprattutto sempre più distanti da quel regime alimentare che siamo convinti di padroneggiare quasi per dono divino.
Parola ai numeri, dunque. Nel 2023 sono 4,9 milioni gli Italiani – l‘8,4% della popolazione over 16 – che non hanno potuto permettersi un pasto completo ogni due giorni; mentre 2,9 milioni di Italiani (il 5,8%) non si è potuto permettere di mangiare fuori casa con parenti o amici almeno una volta al mese. E i dati, è bene notarlo, sono in crescita.
La differenza tra deprivazione alimentare materiale e sociale
La deprivazione alimentare materiale, precisa ActionAid, significa l’impossibilità di fare un pasto completo con carne, pollo, pesce o un equivalente di origine vegetale una volta ogni due giorni; mentre quella sociale è – come suggerisce il nome – il non potersi permettere di mangiare fuori casa con amici o parenti almeno una volta al mese. E come se la cava l’Italia?
Nel periodo compreso tra il 2019 e il 2022 a deprivazione alimentare materiale era scesa dal 9,9% al 7,5%, mentre quella sociale dal 6,9% al 4,8%: la lettura proposta da ActionAid è che tale contrazione, avvenuta per di più in un periodo di congiuntura economica evidentemente difficile, sia stata mossa anche e soprattutto da misure come il Reddito di cittadinanza. Sapete, quel grande ostacolo che impediva ai ristoratori di trovare personale. Ma com’è cambiata, la musica, nel 2023?
In peggio, a dire il vero. La diffusione di entrambe è aumentata di circa 1 punto percentuale, raggiungendo l’8,4% – 4,9 milioni di persone sopra i 16 anni – per la deprivazione materiale e per quella sociale il 5,8% – 2,9 milioni di italiani.
Nello stesso lasso temporale (2019-23) il numero di chi riceve aiuti alimentari Fead (Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti) tramite enti del terzo settore dislocati in tutta Italia è aumentato del 40%, passando da 2,08 milioni a quasi 2,91 milioni di beneficiari. E la dieta mediterranea?
Secondo l’indagine “Arianna”, recentemente condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), il problema della scarsa qualità della nutrizione riguarda sempre più Italiani: appena il 5% degli abitanti dello Stivale, di fatto, segue la dieta mediterranea.
A tal proposito sarebbe anche opportuno ricordare che l’Italia ha la maglia nera in Europa per quanto riguarda l’obesità infantile: forse continuare a tenere la testa convenientemente sotto la terra, convincendoci che a noialtri che cresciamo a pasta al sugo i problemi di peso non riguardano e che il resto del mondo non sia in grado di cucinare, non è la migliore delle idee.