Gli aumenti dei dolci di Natale: al primo posto un prodotto inaspettato

A Natale non lievitano solo panettoni e pandori, ma anche e soprattutto i prezzi dei dolci tipici: ma chi è a guidare la classifica dei rincari?

Gli aumenti dei dolci di Natale: al primo posto un prodotto inaspettato

Il Natale si avvicina, e a lievitare – oltre a panettoni e pandori di rito – ci sono anche e soprattutto i prezzi dei dolci tipici. Lo ripetiamo noi, lo ha intuito il nostro portafoglio e lo dice il Codacons, che ha monitorato i listini al dettaglio in modo tale da sottolineare le variazioni di prezzo.

Che riempire il carrello costi di più, anche e soprattutto in prossimità del 25 dicembre, non è certo una novità. Gli italiani stringono la cinghia, si buttano sul cibo surgelato, inveiscono contro chi sostiene che un chilo di pane costi un euro. Ma quali sono i prodotti natalizi che guidano la classifica dei rincari?

Pandoro, panettone e…

torrone cioccolato

Gli aumenti più severi riguardano il torrone al cioccolato. Spiegano dal Codacons: “Se per pandori e panettoni nella loro variante al cioccolato (glassati, con creme al cacao, ecc.) gli aumenti sono in media del 12,5%, il primato dei rincari spetta quest’anno ai classici torroni al cioccolato con i listini delle principali marche che risultano in crescita del 30% rispetto allo scorso anno, con punte in alcune catene commerciali del +53%“. Insomma, croce rossa sul torrone. Ma che è successo?

I prezzi dei panettoni stanno lievitando in modo pauroso I prezzi dei panettoni stanno lievitando in modo pauroso

I nostri lettori più attenti l’avranno già intuito: d’altro canto, la crisi del cacao è una questione di portata internazionale. Un bene di lusso con prezzi notoriamente saliti alle stelle da ormai un paio di anni a questa parte, con una domanda che si mantiene ostinatamente solida (e anzi: che nel periodo natalizio, con ogni probabilità, cresce) e problemi di approvvigionamento sempre più gravi.

Ce n’è poco, in altre parole, e costa parecchio. In Camerun gli agricoltori ricorrono alle misure drastiche per proteggersi: arco e frecce, lance, machete, amuleti magici. Il Codacons scrive di valori record “che hanno sfiorato i 12mila dollari la tonnellata la scorsa primavera” e prezzi in aumento del “107% rispetto a fine 2023″. Ma cos’è andato storto?

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La pietra dello scandalo  è la variabile climatica. La produzione dell’Africa centro-occidentale, uno dei principali hotspot produttivi al mondo, è stata mutilata dal susseguirsi di una spietata siccità e piogge travolgenti, che hanno facilitato la diffusione di virus come il Cocoa swollen shoot virus disease (CSSVD).

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: Barry Callebautrinomato produttore di cioccolato, è crollato in borsa lo scorso luglio; e dalle nostre parti aziende storiche come la Zaini di Milano stanno affrontando pesanti manovre di ridimensionamento.

Scrive ancora il Codacons: “Per la stagione 2023/24 il deficit globale di cacao è salito a 462.000 tonnellate con il rapporto scorte/raccolta che ha toccato secondo l’Organizzazione Internazionale del Cacao i livelli più bassi degli ultimi 45 anni”.