Difficile parlare di “fulmine e ciel sereno”, che a onore del vero i sintomi erano ben noti e soprattutto in vista da tempo; così come potrebbe essere improprio lasciarsi prendere dal tipico romanticismo degli adii: la conclusione dell’avventura della famiglia Alajmo presso l’isola della Certosa, a Venezia, tra lo stesso Lido e Sant’Elena, è da leggersi esattamente per quello che – una bella storia che si arricchisce della fisiologica parola “fine”.
La questione, stando a quanto lasciato trapelare dai colleghi de Il Gazzettino, è semplice – il contratto tra Vento di Venezia, società fondata da Alberto Sonino, e il celebre gruppo padovano dell’alta ristorazione, è di fatto scaduto; e con esso viene meno la guida della famiglia Alajmo al relativo pop-restaurant estivo nato nella ormai lontana estate del 2020.
Gli Alajmo salutano la Certosa: le voci sui sostituti
Fisiologica parola “fine”, dicevamo. L’avventura degli Alajmo sull’isola della Certosa ha avuto una durata complessiva di quattro stagioni, ed è anche e soprattutto stata utile per fare intendere potenzialità e ambizioni del luogo: la formalizzazione del saluto da parte gruppo padovano dell’alta ristorazione, in un certo senso, altro non è che la trasposizione in termini concreti della dicitura “Il Temporary restaurant estivo, aperto durante la pandemia del 2020, termina la sua attività a fine estate del 2023” in bella vista sul sito ufficiale del locale.
La fine dell’esperienza Alajmo, in ogni caso, può comodamente essere letta attraverso la lente del passaggio di testimone – una configurazione che però, per funzionare appieno, necessita per forza di cose di un “recipiente”, di un destinatario, di un erede. Il lavoro di Alberto Sonino in tal senso, fa sapere Il Gazzettino, sarebbe già cominciato.
Le voci di corridoio vogliono la famiglia Zambron a raccogliere il sopracitato testimone, già forte di due attività locali ben apprezzate (la Birraria La Corte in campo San Polo e Bacan Bacan a San Stae). Le parole chiave, naturalmente, sono quelle con cui abbiamo iniziato il paragrafo: “voci di corridoio”, per l’appunto. Lo stesso Sonino, interrogato dai colleghi de Il Gazzettino, ha imboccato la più cauta via del riserbo smarcandosi con un “Al momento non c’è alcun accordo definito con la famiglia Zambon. Quando sarà il momento saprete”. Si invita alla pazienza, in altre parole: ma parte del divertimento, in questi casi, non sta forse proprio nel mettere insieme i pezzetti e formulare un’ipotesi?
Quel che rimane certo, come già abbondantemente spiegato nelle righe precedenti, è la conclusione del rapporto con gli Alajmo: per Sonino si è trattato di “una bella storia, una bella collaborazione che ha dato a entrambi soddisfazione reciproca”. Occhi puntati verso la Laguna, nel frattempo.