Gli Alajmo perdono Amo a Venezia: a rischio due milioni di investimenti e 24 dipendenti

Il gruppo proprietario della struttura ha deciso di chiudere il polo del lusso internazionale veneziano: a rischio investimenti e posti di lavoro.

Gli Alajmo perdono Amo a Venezia: a rischio due milioni di investimenti e 24 dipendenti

Quello tra Venezia e la famiglia Alajmo sembrava un’accoppiata naturalmente predestinata alla grandezza: una delle città più belle del mondo e una premiatissima dinastia veneta della ristorazione, con esperienze di successo anche all’estero, da Parigi a Marrakech.

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È di poco tempo fa l’attacco Raffaele Alajmo verso il comune della Serenissima, colpevole di impedire il normale svolgimento del lavoro Caffè Quadri in piazza San Marco, a causa della tarda attivazione del sistema di barriere del Mose in caso di acqua alta, e oggi arriva un’altra tegola, ben più pesante, per l’altro locale di famiglia nel capoluogo veneto: parliamo di Amo, ristorante all’interno della galleria di brand di lusso Fondaco dei Tedeschi, i cui proprietari di gruppo DFS -a sua volta di proprietà di LVMH- hanno dichiarato la chiusura entro settembre 2025.

La situazione per gli Alajmo

Amo Alajmo venezia

Raggiunto dal Corriere del Veneto, Raffaele non nasconde lo sgomento dell’aver appreso la notizia non dai diretti interessati ma da un dipendente che ha letto una testata online. E dire che gli Alajmo non solo erano nel pieno della preparazione di un nuovo menù in vista della stagione autunno-inverno, in cui le materie prime del mercato di Rialto avrebbero convissuto con influenze orientali, ma avevano appena investito la bellezza di due milioni di euro nel locale, per un restyling tutto griffato Philippe Starck: non stupisce che quindi che la vicenda possa avere strascichi legali, come anticipato dallo stesso maitre delle Calandre. La preoccupazione più grande è al momento quella del destino dei venticinque dipendenti di Amo sulle cui sorti Alajmo vuole essere chiaro, nonostante la brutta sorpresa: “non abbiamo ancora le modalità, non abbiamo un piano B: so la cosa da due ore e non ho neanche avuto modo di pensare. Ma abbiamo rassicurato subito i venticinque lavoratori, nessuno di loro resterà a piedi. Nel frattempo, cerchiamo di capire cosa è accaduto, perché e quali saranno le ricadute per le imprese che hanno investito”.

Il Fondaco dei Tedeschi

Amo Alajmo venezia

A sentire le voci che girano tra i dipendenti della struttura, un totale di duecentoventisei lavoratori, la notizia era nell’aria, ma questo di certo non aiuta ad alleviare la preoccupazione per il futuro, e a guardare i numeri snocciolati dal Corriere della Sera, le previsioni non potevano effettivamente essere rosee. Inaugurato nel 2016 in una favolosa struttura duecentesca ristrutturata dalla star degli architetti Rem Koolhaas, il Fondaco era gestito da DFS, azienda del colosso del lusso di Louis Vuitton LVMH, dopo una cessione che non mancò di suscitare qualche polemica, con l’intento di offrire alla clientela altospendente proveniente dall’estremo oriente un punto di riferimento per saziare le loro voglie di luxury europeo. Idea che ha funzionato fino al Covid, dopodiché sono iniziate le perdite: 30,6 milioni nel 2020; 30,4 nel 2021; 24,4 nel 2022; 6 milioni di euro l’anno scorso e 17 milioni al 31 ottobre di quest’anno per un totale di 100 milioni in cinque anni. E col turismo dall’oriente che fatica a ritornare in laguna, la situazione sembra ormai compromessa.