Si allarga il fronte del malcontento contro l’UE da parte dei coltivatori degli stati membri. Gli ultimi ad unirsi alle proteste sono i francesi, le cui levate di scudi si aggiungono a quelle dei colleghi olandesi, tedeschi, polacchi, rumeni, slovacchi, ungheresi e bulgari, esasperati da un problematico mix di burocrazia, concorrenza sleale e crisi climatica che sta mettendo sotto forte pressione l’Unione Europea.
Le proteste francesi
Blocchi stradali, letame e balle di fieno scaricati fuori dagli uffici pubblici e fast food, un movimento di protesta che ha trovato il suo simbolo nei cartelli stradali staccati e rimontati a testa in giù con lo slogan “on marche sur les têtes”: “camminiamo a testa in giù”, per esprimere la sensazione che il loro mondo stia venendo messo sottosopra. A destare le preoccupazioni degli agricoltori e allevatori d’oltralpe sono gli annunciati ritiri dei sussidi economici in un momento di gravi rincari, le politiche ambientali che vogliono mettere al bando pesticidi ed erbicidi e un trattato che dovrebbe aumentare l’importazione di carne di manzo da Brasile e Argentina, paesi le cui leggi sul benessere animali meno severe rendono la concorrenza impossibile. Il governo francese sostiene di essere “stato ascoltato” dall’UE, ma i sindacalisti francesi non hanno intenzioni di smobilitarsi finché non ci saranno “decisioni concrete”.
Unione arrabbiata
I moti francesi sembrano aver preso le mosse dai vicini olandesi e tedeschi, con cui condividono le perplessità sulle politiche europee e le modalità di protesta a suon di trattori in strada e spargimento di materiali organici. In Olanda tutto è partito dalle politiche drastiche di riduzione degli allevamenti a causa dei limiti imposti sulle emissioni di azoto, questione che ha portato anche alla nascita di un movimento politico di estrema destra, il BoerBurgerBeweging (BBB), che ha poi riscosso un ottimo successo elettorale.
In Germania i coltivatori si dichiarano favorevoli a una transizione verde dell’agricoltura, ma pretendono prezzi di vendita equi e relativi sussidi, che invece dovrebbero essere cancellati causando forti aumenti sui carburanti.
Un tema elettorale
In Romania, Polonia, Slovacchia e Ungheria i confini sono bloccati dai mezzi agricoli, e il ministro dell’agricoltura polacco ha dato le dimissioni in aprile, a causa della contesa sui finanziamenti. La situazione non accenna a migliorare, con siccità, incendi e alluvioni a complicare ulteriormente la situazione, e Spagna e Italia saranno probabilmente i prossimi paesi a unirsi alle proteste, con la crociata del nostro governo contro carne coltivata e farine di insetti a esacerbare le tensioni. In attesa dei colloqui tra l’Unione Europea e i sindacati, che si svolgeranno a breve, il panorama resta irrequieto, e influirà sicuramente sui risultati delle prossime elezioni europee, in programma per giugno.