Paese che vai, agricoltori arrabbiati che trovi. L’Europa ancora trema sotto l’eco della marcia dei trattori, protesta feroce ma anche delicata e complessa; ma il malcontento serpeggia anche dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. Un braccio di ferro che coinvolge l’intero Occidente, in altre parole, che nella sua amarezza dovrebbe aiutarci a indovinare i connotati sempre più complicati del futuro alimentare; e che tanto nel Vecchio Continente quando in America affonda le proprie radici nel culminare di problematiche primariamente di natura economica.
La preoccupazione degli agricoltori, in altre parole, è fondamentalmente quella di rimanere schiacciati tra le spire della spietata logica di mercato. In questo contesto di rabbia e di paura, il fronte agricolo – tanto quello europeo quanto quello a stelle e strisce, come vedremo tra poco – ha individuato nelle cosiddette politiche verdi, che promuovono l’ideale di sostenibilità, un nemico comune.
La sostenibilità come nemico
John Boyd Jr., fondatore dei Black Farmers of America intervistato da Fox News, ha puntato il dito contro le “politiche verdi globaliste, l’inflazione e l’aumento generalizzato dei costi” indicandole come cause primarie della crisi agricola interna. “Abbiamo agricoltori che rischiano il pignoramento” ha spiegato, sottolineando come diverse realtà siano “a rischio di estinzione” a causa della combinazione di politiche pubbliche avverse e costi di produzione più elevati.
Parole che trovano piena risonanza nelle dichiarazioni di Shad Sullivan, allevatore texano, anch’egli intervistato da Fox News. “Sono le élite globali che sostengono che il cambiamento climatico stia rovinando il mondo e che dobbiamo implementare la sostenibilità” ha commentato. “L’industria dei bovini da carne è l’ultimo baluardo della libertà”.
Ora, al di là di queste dichiarazioni evidentemente macchiate da una forte emotività (e chi vuole intendere intenda: per il resto, permetteteci l’eufemismo), vale la pena notare che il loro contenuto si allinea bene alla linea di Donald Trump, notoriamente diffidente (e sì, permetteteci anche questo eufemismo) delle cosiddette politiche di sostenibilità.
Un allineamento che potrebbe portare gli agricoltori, evidentemente esasperati, a schierarsi in massa sotto lo stendardo rosso delle promesse dell’ex Presidente nella speranza di un riscatto – un riscatto economico, certo, ma anche e soprattutto sociale.
Vale la pena notare, in chiusura, che anche in questa “diffidenza” – se così vogliamo effettivamente definirla – delle cosiddette politiche green troviamo un parallelo tematico con quanto sta accadendo da questa parte dell’Atlantico: basti pensare alle più recenti dichiarazioni di Giorgia Meloni che, durante i giorni caldi di Bruxelles, ha per l’appunto puntato il dito contro quei “diktat ideologici che avrebbero colpito la produzione agricola europea”.