Gli Abbracci e le Gocciole si possono copiare: “sono di uso comune”

Colpo di scena nel secondo round della vicenda giudiziaria che vede Barilla contro due aziende accusate di aver copiato Abbracci, Gocciole e altri biscotti: sono "volgarizzati".

Gli Abbracci e le Gocciole si possono copiare: “sono di uso comune”

Dopo un primo round giudiziario conclusosi a favore di Barilla, la vicenda che vede il gigante della pasta e dei dolci contrapporsi alle aziende Tedesco e Sapori Artigianali, accusate di commercializzare versioni “tarocche” dei biscotti Mulino Bianco e Pavesi come Abbracci e Gocciole, un po’ troppo simili agli originali, ha registrato un colpo di scena, col tribunale di Brescia che respinge il reclamo di Barilla.

La prima sentenza

barilla biscotti cover

L’accusa di Barilla partiva da due argomenti. Il primo è quello dei “marchi di forma”: l’azienda di Parma è titolare e ha registrato forma e confezione dei suoi biscotti, il secondo la troppa somiglianza nel packaging, caratterizzato da colori e proporzioni eccessivamente simili agli originali. I prodotti coinvolti sono Macine, Abbracci, Campagnole, Molinetti, Galletti, Tarallucci, Pan di Stelle, Gocciole Pavesi, Gran Cereale e Gran Cereale Frutta e nel febbraio 2024 il tribunale ordinò il divieto di vendita delle corrispondenti referenze, ovvero Gocciotti, Maramao e Amiconi (troppo simili nella forma) e il divieto di utilizzo delle confezioni dei biscotti Zuccheri, Cruschetti, Tondolotti, Raggi di Sole, Tuorlini e Armoniche.

La “volgarizzazione”

pan di stelle

Il motivo del cambio di idea da parte del tribunale è dovuto all’effetto della cosiddetta “volgarizzazione”: in pratica l’aspetto e la forma di questi biscotti sono talmente diffuse da poter essere ormai considerate uno standard e usate ormai da svariati produttori, e per questo non più indicativi di uno specifico produttore. E le versioni “alternative” sono talmente tante per ogni biscotto, che non si capiva perché dovessero essere colpite solo Sapori Artigianali e Tedesco, con quest’ultima che ha infatti portato a sua difesa un sufficiente numero di esempi di produzioni omologhe prodotte a marchio di catene di supermercati o altre aziende concorrenti.

Per spiegare il concetto, è particolarmente calzante l’esempio usato da Il Fatto Alimentare, che per primo ha riportato la notizia. Ci sono numerosi marchi che sono ormai diventati sinonimi dei rispettivi prodotti, pensiamo ad esempio agli scottex, al mocio, all’aspirina o al borotalco, e la stessa idea può essere applicata ai marchi di forma: “biscotto rotondo di cacao con stelle di glassa” è ormai uno standard, non più appannaggio esclusivo di Mulino Bianco. Questa la spiegazione dei giudici: “proprio a fronte del sovraffollamento del mercato di riferimento non vi siano, allo stato, sufficienti elementi per ritenere che il packaging di Tedesco oggetto di contestazione possa produrre non solo un effetto confusorio ma anche solo un effetto di agganciamento con il packaging di Barilla”. E per quanto riguarda gli elementi di comuni delle confezioni, sono ritenuti “giustificati da ovvi insegnamenti di marketing e pertanto da ciò non si può desumere che essi siano idonei a richiamare il packaging Barilla.”