Oggi sono andato alla presentazione di una cosa bella: la casa editrice Giunti –la seconda italiana, dopo il monstre Mondazzoli– vara la Giunti Academy, una “school of management” dedicata ai mestieri del mangiare e del bere.
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Non critica, non food writing (per ora), ma fra Roma e Firenze quattro master:
– uno full time post laurea in Management in Food and Wine a Roma
– uno part time executive in Wine Management a Roma
– uno part time executive in Restaurant Innovation & Management a Firenze, dove ha sede la casa editrice
– uno part time in Beer Business Management a Roma
La questione è semplice: in Italia e nel mondo il settore della ristorazione e dell’ospitalità sono in grande espansione ma non c’è ancora un’offerta formativa adeguata. Quindi Giunti ha messo assieme degli ottimi professionisti e si lancia sul mercato con una sua proposta.
Bene. Data la notizia, mi permetto una considerazione.
A presentare la Academy oggi c’erano sei tra i migliori attori del cibo e del bere italiani:
Marco Bolasco, direttore dell’area enogastronomica di Giunti; Rossella Calabrese, direttrice dell’Academy; Federico De Cesare Viola, direttore editoriale della rivista Food & Wine (e tante altre cose); Leonardo di Vincenzo, amministratore delegato di Birra del Borgo; Fabio Rizzari, critico enologico; lo chef tristellato Niko Romito.
Tutte queste persone erano lì perché diversamente coinvolte nel progetto.
Allora: Bolasco ha 45 anni, Calabrese 44, De Cesare Viola 43, Di Vincenzo 42, Romito 44 (Rizzari, senza offese, è over quota). Insomma: vedete cosa è impossibile non vedere? I quarantenni sono al potere (intellettuale, s’intende: Sergio Giunti è del 1937).
Insomma: i Ragazzi del Settanta sono in plancia di comando. Quarant’anni (e rotti) è probabilmente l’età che meglio mette assieme energia ed esperienza.
Ma la cosa che trovo bella è che questi signori invece che arroccarsi in torri d’avorio (che peraltro non esistono più) prendono tutto quello che hanno e lo insegnano a chi di anni ne ha venti. Non gratis, naturalmente, ma da quanto conosco Bolasco sono certo che lui e i suoi desiderino sinceramente far crescere il mondo dell’enogastronomia facendo la propria parte.
Del resto anche io la penso così (che di anni ne ho quarantasei): il mondo del cibo, del vino, della birra è quello in cui mi piace vivere. Tocca a tutti noi migliorarlo.
Non chiederti cosa l’enogastronomia può fare per te, chiederti cosa puoi fare tu per l’enogastronomia.